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BARRIO TRISTE la recensione del film di Stillz
Gli orizzonti di Venezia 82

Barrio triste recensione

Colpisce profondamente la visione dello sperimentale Barrio Triste, opera prima di Stillz, l’eclettico video-artista Matías Vásquez, presentatosi al Lido a volto coperto.
In concorso per Orizzonti a Venezia 82, è un mockumentary girato in miniDV nella periferia di Medellín, in Colombia, città nota alle cronache per essere stata il centro operativo di Pablo Escobar.

Alla fine degli anni Ottanta gli abitanti del posto avvistano strane luci nel cielo. Quando un giornalista arriva per girare un servizio televisivo, una banda di adolescenti ruba la telecamera. La macchina da presa, dapprima vissuta come merce preziosa e da rivendere per denaro, nelle loro mani inesperte diventa strumento di espressione. La banda si muove in mezzo all’oscurità tra noia e inutili violenze.

Come in un murales sudamericano questa umanità popolare è rappresentata accostando il realismo al simbolico. In alcuni momenti siamo in un filmino di famiglia, con lunghe riprese di quello che accade nello svago notturno, per passare, poi, ad interviste enigmatiche ai ragazzi, che faticano a trovare le parole per esprimersi, e perderci, infine, in luoghi misteriosi e fatiscenti pieni di scritte e disegni osceni. La composizione dell’opera, sostenuta da una massiccia colonna sonora, raggiunge vette trascendenti, aliene, trasfigurate, mostrate attraverso un video di bassa qualità.

Barrio Triste attinge alle ansie di una cultura giovanile ai margini della storia che vorrebbe essere capita, adolescenti provenienti da un quartiere senza legge, in cui molti di loro scompaiono. L’eccesso di immagini, che dilatano il vuoto esistenziale, compensa l’incapacità di esprimersi a parole. La telecamera si sposta tra le baracche e le vie inerpicate di Medellín per documentare i piccoli dettagli che caratterizzano le loro vite: una santella di Gesù Bambino con la foto di un coetaneo desaparecido, bar e negozi ricavati tra le casupole della povera gente, piscine abbandonate di ville lasciate vuote, auto parcheggiate e vandalizzate senza motivo. In mezzo all’oscurità e alla disperazione, una fonte di luce inaspettata, forse una allucinazione, offre loro un barlume di speranza.
Stillz definisce i ragazzi con cui ha lavorato così: “raccontavano storie senza finale. Ragazzi scomparsi nella luce. Volevo trovare dove erano andati.

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Sull'autore

Simone Agnetti

Simone E. Agnetti, Brescia 1979, è Laureato con una tesi sul Cinema di Famiglia all’Università Cattolica di Brescia, è animatore culturale e organizzatore di eventi, collabora con ANCCI e ACEC, promuove iniziative artistiche, storiche, culturali e cinematografiche.

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