Siamo al Festival di Cannes. È la prima volta dopo tanto tempo per ACEC. In questa rubrica raccontiamo cosa significa vivere Cannes per sei giorni.
Non c’è nessun luogo al mondo dove si tifa per i film come lo si fa al Festival di Cannes. Il pubblico che assiste alle proiezioni è il più cinefilo ed entusiasta al mondo ed è un’energia che non si conta a partire dagli infiniti applausi. Si spengono le luci. Applauso. Appare sullo schermo il logo del festival. Applauso. Applausi pure ai loghi delle produzioni! Non mancano, ovviamente, quelli a scena aperta. È un altro modo di vivere il cinema quello che si può sperimentare sulla Croisette. È una vita dura (per quanto si possa definire così la banale e sfiancante sfida di aggiudicarsi un posto in sala). Uno dei pochi luoghi al mondo in cui si lotta per poter vedere anche piccolissimi film indipendenti. Si parte con le prenotazioni la mattina presto. Nel giro di un minuto si esauriscono i biglietti disponibili per la giornata per gli accrediti più bassi. È necessario, per molti giornalisti, essere dei veri e propri “pistoleri” dei click oppure sperare nelle successive code di fronte alla sala attendendo che si liberi un posto.
Eppure Cannes è il più importante dei festival cinematografici, seguito in scia solo da Venezia, per buone ragioni. È qui, infatti, che accadono le cose. Non solo le anteprime con l’elegantissimo pubblico (il papillon nero è d’obbligo insieme all’abito da sera) decretano già le possibilità di sopravvivenza di un film in sala, il mercato che si svolge parallelo alla manifestazione è il luogo in cui gli agenti internazionali delle distribuzioni vedono e comprano i film. Le quotazioni possono variare a seconda di quello che succede nel concorso. La sfida è acquistare un titolo nella speranza che vinca un premio aumentando così il suo valore commerciale. Insomma: una buona parte della stagione d’essai viene fatta qui, in questi giorni, sotto gli occhi di tutti.
Cosa ci aspetta quindi? A fare da padrona, nella prima settimana, è stata la pandemia. Con Eddington di Ari Aster e Alpha di Julia Ducurnau i temi di un mondo in cambiamento, la paura delle infezioni e le speculazioni sulle tragedie, sono diventati oggetto di opere tanto divisive quanto affascinanti. C’è stata molta politica, sia nelle dichiarazioni delle star che nei film presentati. Manca all’appello ancora il capolavoro, il film capace di unire tutti. L’anno scorso fu il caso di Emilia Perez, accolto con quasi unanimi elogi dalla critica, poi man mano rivisto in negativo una volta arrivato in sala. Anora, Palma d’Oro del 2024, iniziò qui la sua lunga corsa che lo portò a vincere il più importante premio cinematografico: l’Oscar. Non è possibile prevedere se succederà anche quest’anno a Cannes. Una cosa è certa: tutti fanno il tifo perché accada.
Capire Cannes è una rubrica in 6 puntate per raccontare il Festival di Cannes, un appuntamento al giorno direttamente dalla Croisette.