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C’EST LA VIE – PRENDILA COME VIENE (Eric Toledano e Olivier Nakache)
Una commedia umana metafora della Francia odierna

C’EST LA VIE – PRENDILA COME VIENE

Due giovani hanno deciso di sposarsi in un magnifico castello poco fuori Parigi, affittato per l’occasione, e per organizzare la festa di matrimonio hanno scelto di affidarsi ad una collaudata équipe di catering guidata dal navigato wedding planner Max. Ma quello che doveva essere un momento sobrio ed elegante, indimenticabile per la coppia di sposi e per i loro invitati, si tramuterà in una lunga giornata ricca di gaffes, colpi di scena e incidenti fuori programma…

Una coralità alla Altman di Gosford Park, ma giocata, qui, più sullo scacco esistenziale che sulla rigidità dei rapporti di classe tra alta borghesia e servitù. E poi, ritmi vorticosi alla Rumori fuori scena, con un benevolo sguardo “dietro le quinte” al gruppo di strampalati camerieri che ricorda da vicino l’empatia verso la sgangherata compagnia di attori nello scoppiettante film di Bogdanovich.

Sono solo due dei tanti, possibili accostamenti cinematografici seguìti, a caldo, alla visione di C’est la vie-Prendila come viene, il nuovo film dei registi di Quasi amici, Eric Toledano e Olivier Nakache, che dopo l’immersione nelle notti buie dei sans papiers in Samba tornano alla commedia di costume, non dimenticando però di immettere nel loro nuovo lungometraggio significativi sottotesti sociali. Provvista di battute spassose e talvolta esilaranti, C’est la vie è una comédie humaine decisamente pimpante ma con retrogusto amaro. È lì, nel contenere slanci e ansie, doveri e ribellioni, splendori e miserie, sintetizzati dall’intero team impegnato a preservare quel “senso della festa” che dà il titolo originale al film, che l’opera di Toledano e Nakache trova una sintesi efficace, alimentata dalla prestazione eccellente di tutti gli interpreti. A cominciare da Jean-Pierre Bacri, boss burbero tra cucine e fornelli, vulnerabile nell’affettività privata.

In questa sovrapposizione di volti, caratteri, parole e canzoni, C’est la vie si pone come un evidente microcosmo della Francia odierna e multietnica, impreparata forse ad affrontare le assillanti sfide della contemporaneità (in primis gli attentati terroristici) ma ancora in grado, come l’affannata équipe capitanata dal solerte Max, di rimboccarsi le maniche, restare unita e guardare avanti, ricominciando quando tutto sembrava perduto. Nel registrare le varie fasi del ricevimento di nozze, dai preparativi alla conclusione, sfiorando la catastrofe a più riprese (i fusibili che saltano, il piatto principale del menù avariato, gli screzi tra l’assistente del capo e l’egocentrico animatore) ma escogitando sempre un valido rimedio ad ogni improvvisa emergenza, C’est la vie trova la via giusta per divertire con intelligenza. E tra un fotografo che si abbuffa di antipasti e un domestico imparruccato che confonde i flute con gli strumenti musicali, Toledano e Nakache prendono idealmente sottobraccio, accompagnandolo fin sui titoli di coda, il malinconico valletto-professore che corregge le storture grammaticali dei suoi scombinati colleghi.

 

C’EST LA VIE – PRENDILA COME VIENE
Regia: Eric Toledano e Olivier Nakache
Con Jean-Pierre Bacri, Jean-Paul Rouve, Gilles Lellouche, Vincent Macaigne, Eye Haidara
Francia, 2017
Durata: 117′

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.