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PAROLA DI DIO (Kirill Serebrennikov)
Una contrapposizione icastica tra fede e scienza

contrapposizione fede scienza

Alle ragazze non dovrebbe essere concesso di partecipare alle lezioni di nuoto in bikini. Insegnare educazione sessuale a scuola è sbagliato. L’evoluzionismo è una teoria non provata e dovrebbe essere affiancata al creazionismo. Sono queste e altre le osservazioni che il giovane Veniamin, in piena crisi mistica, muove a chi gli sta intorno, citando a memoria i passi più cruenti della Bibbia e tentando di imporre anche ai suoi compagni di scuola la sua ortodossia estrema. L’unica voce che si contrappone a lui è quella di Elena, giovane professoressa di biologia cresciuta alla scuola della scienza e del razionalismo. Ma come si può rispondere con la sola ragione a chi nutre una fede cieca?

“La religione fornisce delle risposte. L’arte consiste nel porre domande”. L’affermazione di Kirill Serebrennikov, il regista russo di Parola di Dio, nella sua marcata perentorietà sembrerebbe avvalorare il senso di un film tutto giocato sulla contrapposizione icastica tra fede e scienza, riservando al cinema (all’arte, appunto) un ruolo ancora più alto e articolato, quasi demiurgico. Da questa premessa ci si sarebbe aspettati una pellicola intimamente indagatoria, capace di scavare a fondo nella coscienza dei suoi protagonisti e nell’anima dello spettatore. Il risultato, però, si arresta a metà strada: la provocazione di partenza (la rilettura della Bibbia in termini estremistici, come il Corano per il fondamentalismo islamico) non riesce infatti a conservare la sua carica paradossale lungo tutto l’arco del film, e il contrastato percorso esistenziale di Veniamin, oltrepassata la soglia del ribaltamento di giudizio, si cristalizza alla lunga su se stesso, pur con alcuni momenti coinvolgenti.

Senza spingersi fino all’estremismo cristiano, altri film recenti come L’onda e Class Enemy avevano collocato tra aule e banchi (e tra studenti e insegnanti) il confronto aspro tra regole e pulsioni, intransigenze e ribellismi. Anche qui, come in quelle pellicole, l’adolescenza è il “catino” in cui galleggiano inquietudini, slanci e derive. E anche in Parola di Dio il filo della tensione che avvolge il ragazzo alla sua professoressa si snoda sia sul gruppo di studenti (con la classe che assiste alle insubordinazioni di Veniamin e affila il proprio pensiero su di lui) che nel corpo docenti (dove le posizioni al riguardo sono meno allineate del previsto).

Serebrennikov mette in scena questa provocazione con un maturo senso di regia, lavora bene sui tagli di inquadratura, sulle luci, sui “pieni” e sui “vuoti”. Ma privilegiando i toni accesi e le situazioni forti e rifugiandosi in uno schematismo obbligato dall’orientamento del racconto (certamente debitore, in ogni caso, dell’area geografica di provenienza e della sua storia religiosa), mostra un’esteriorità sin troppo “spettacolarizzata.

PAROLA DI DIO
Regia: Kirill Serebrennikov
Nazionalità: Russia
Durata: 118′
Interpreti: Pyotr Skvortsov, Viktoriya Isakova

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.