La recensione di Simone Agnetti di Diciannove, presentato nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia.
Le differenze tra giovani generazioni sono fatte, alle volte, di sfumature, altre volte di pesanti marcature. Nei nostri giorni è molto attuale -e nutre i social- indicare le differenze esistenti tra generazione X (chi ha vissuto la sua adolescenza sul finire del Novecento/inizio Duemila) e la generazione Z, quella che oggi sta vivendo la propria giovinezza. Entrambe caratterizzate da gusti musicali e scelte estetiche e di vita ben distinguibili. Nel mezzo si trova una generazione dalle tinte meno forti, quella dei nativi digitali, detti anche millenials, un po’ figli degli anni Novanta e un po’ della rivoluzione dei social. Di certo la distanza che distingue le ultime due generazioni è meno marcata di quanto non lo sia quella tra GenX e GenZ.
Giovanni Tortorici presenta, in Orizzonti a Venezia, la sua opera prima, un teen movie volto a descrivere il fragile mondo di un giovane, nato nel solco dei millenials. Il ragazzo passa dall’adolescenza alla giovinezza nel momento in cui lascia casa per studiare in un’altra città. Si tratta di un esordio cinematografico interessante per il giovane regista, nato a Palermo, classe 1996, che ha lavorato come assistente alla regia di Luca Guadagnino (produttore del film in concorso) e che ha curato le riprese del backstage di Bones and All.
Seguendo il registro autobiografico di Tortorici, siamo a Palermo nel 2015. Leonardo, 19 anni, lascia la città natale per raggiungere la sorella a Londra e iniziare gli studi di Economia. L’entusiasmo iniziale presto svanisce e, dopo una breve ricerca su Google, si iscrive d’impulso all’Università di Siena per studiare letteratura. Scontrandosi con un mondo accademico che non lo aggrada decide di immergersi da solo nello studio dei testi di “bella lingua” italiani. Sarà un anno di voluta e ascetica solitudine e erudizione, in cui vivrà sporadici confronti generazionali con gli abitanti del luogo e molta più socialità su internet. Seppure bellissima, Siena non fa per lui e un anno dopo è a Torino, dove incontra un uomo, semi-conoscente di famiglia, con cui avrà un confronto più diretto del solito, volto ad orientare meglio i suoi interessi. In questo peregrinare si inserisce anche la scoperta di se stesso e della propria, indecisa, sessualità.
I protagonisti del film sono perlopiù giovani non-attori. Molte scelte di montaggio sono libere e a tratti audaci, tinte di quella freschezza che ha un’opera giovanile. I dialoghi hanno spesso l’aspetto di essere colti nella spontaneità delle situazioni messe in scena. Come ogni storia autobiografica, anche questa si esaurisce nell’atto della sua stessa messa in forma. La vera prova registica di Tortorici sarà dimostrare di essere un regista in grado di raccontare con la stessa vivacità anche altre storie, oltre che la propria.
Potete seguire ACEC anche su Facebook e Instagram