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EN EL CAMINO, la recensione del film di David Pablos
Gli orizzonti di Venezia 82

En El Camino

Romanticismo, violenza e machismo in un road movie che si mescola ai codici del genere thriller, con molte scene hard. En el camino è il quarto lavoro del regista messicano David Pablos, vincitore del Premio Orizzonti per il Miglior Film e del premio collaterale Queer Lion, nell’edizione 2025 della Mostra del Cinema di Venezia.

Veneno, interpretato da Victor Prieto, è un giovane spacciatore, frequenta tavole calde lungo le strade messicane per trascorrere le notti con i camionisti. Dopo essere stato scaricato da un autotrasportatore, incontra Muñeco, un uomo duro e riservato, interpretato da Osvaldo Sanchez.

Mentre viaggiano insieme nei deserti del Nord del Messico, tra loro si crea intimità. Veneno ha un passato pieno di ombre e sta fuggendo dall’incubo ricorrente di un uomo arso vivo. Muñeco guida interi giorni senza dormire, sotto l’effetto di droghe, per portare a termine i lunghi trasporti di merce fresca. La relazione che si sviluppa tra i due protagonisti è bilanciata tra scoperta e bisogno, con l’orizzonte sempre presente della sopravvivenza individuale, anche a discapito dell’altro. La mascolinità la fa da padrone, con le donne relegate a ruoli di servizio, nell’ecosistema sessuale che regna incontrastato.

Di particolare impatto visivo è il degrado umano messo in scena da Pablos, come quello dei rapporti occasionai consumati dai camionisti tra i rottami di uno sfasciacarrozze e gli interni kitsch dei tir con i neon della Madonna di Guadalupe. Di contrasto, alcuni momenti onirici sembrano usciti da una pubblicità di Tom Ford. Queste periferie esistenziali sono il luogo in cui i due protagonisti costruiscono il loro legame, in opposizione alla legge e alla salute dei propri corpi. La durezza -anche un poco stereotipata- della società messicana offre loro poche vie d’uscita, potrà portarli o alla morte oppure all’espiazione penitenziaria e alla vita famigliare ordinaria.

La pellicola è certamente problematica ed è consigliata la visione da parte di un pubblico adulto, con una buona capacità critica. Pablos mostra il suo Paese attraverso gli ambienti dello sfruttamento e dell’emarginazione, senza mezzi termini, con tutta la violenza visiva possibile, superando i limiti della censura. Questo, senza perdere di vista la qualità autoriale di un film che, seppure esplicito, non desidera solleticare lo spettatore.

Il film esce in Italia distribuito da I Wonder, in un momento storico particolarmente importante per il Messico, nei giorni dell’elezione a Capo dello Stato di Claudia Sheinbaum Pardo, ingegnere energetico, ambientalista, prima donna presidente in Nord America, in un periodo di forte contrasto con gli USA.

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Sull'autore

Simone Agnetti

Simone E. Agnetti, Brescia 1979, è Laureato con una tesi sul Cinema di Famiglia all’Università Cattolica di Brescia, è animatore culturale e organizzatore di eventi, collabora con ANCCI e ACEC, promuove iniziative artistiche, storiche, culturali e cinematografiche.

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