Schede Cinema Filmcronache

I TRE MOSCHETTIERI – D’ARTAGNAN (Martin Bourboulon)
Cappa e spada nel segno di Dumas

Dopo aver rischiato la vita per salvare una ragazza da un rapimento, il giovane Charles D’Artagnan giunge dalla Guascogna a Parigi, dove sfida a duello tre moschettieri fedeli al re, Athos, Porthos e Aramis, alleandosi poi con loro per affrontare le oscure macchinazioni messe in atto dal perfido Cardinale Richelieu. Innamoratosi di Constance, la guardarobiera della regina Anna d’Austria, sua confidente, D’Artagnan scopre ben presto gli intrighi, gli ingranaggi e le bramosie di potere che circondano la corte di Luigi XIII…

Primo capitolo di un dittico ispirato al celebre romanzo di Alexandre Dumas, scritto nel 1844, I tre moschettieri – D’Artagnan non tradisce, alla prova dei fatti, né il testo dello scrittore francese né l’esprit du temps. Aggiungendo, alla sostanziale fedeltà al mirabile feuilleton ‘cappa e spada’ (pur con qualche lieve licenza reinterpretativa) e alla puntigliosa restituzione di un’epoca fitta di velenose trame di palazzo, una vocazione spettacolare, in termini cinematografici, di ammirevole stampo classico. In buon equilibrio tra dedizione filologica e ricostruzione storica, il lungometraggio di Bourboulon, dunque, restituendo allo spettatore il respiro epico che permea il romanzo di partenza, imprime alle vicende del giovane cadetto, temerario e impetuoso, ingenuo e insolente, legato a doppio filo ai suoi tre compagni d’arme, ritmo, azione, avventura, romanticismo, ironia.

Costato 70 milioni di euro, girato in locations suggestive (anche agli Invalides e nel cortile del Louvre a Parigi), interpretato da un cast all star, I tre moschettieri – D’Artagnan, che vede il cinema transalpino reimpossessarsi di un suo caposaldo letterario dopo tante produzioni straniere sul tema (almeno una ventina e soprattutto anglosassoni), vive di una sceneggiatura brillante, firmata da Matthieu Delaporte e Alexandre de la Patellière, già autori del gustoso Cena tra amici: è dalla loro penna che, sullo schermo, conservando e rilanciando la struttura ‘seriale’ già adottata da Dumas, affiorano a tinte nitide temi centrali (e senza tempo) come il cameratismo e il senso dell’onore, la lealtà e il tradimento. Ma alla fratellanza dei moschettieri, al loro ardore un po’ spaccone, al ben noto “tutti per uno, uno per tutti!” corrispondono (ed è la vera novità dell’adattamento di Bourboulon) caratteri femminili rispettosi della tradizione però più improntati ad una modernità decretata da audacia e indipendenza: la regina, cui è legato il destino dell’intera Francia, la sua giovane, devota inserviente e, soprattutto, quella Milady de Winter a cui sarà intitolato il secondo capitolo de I tre moschettieri, rivelano, in sede di scrittura, una modellazione più articolata, un peso più marcato rispetto al romanzo originario, tonalità più chiaroscurali e meno uniformi. E nella sua fluida scorrevolezza, dando personalità e spessore ad ogni personaggio, anche quelli minori, mettendo un po’ tutti sullo stesso piano, I tre moschettieri – D’Artagnan riesce, così, a conciliare l’intrattenimento con l’autorialità.

Regia: Martin Bourboulon

Interpreti: François Civil, Eva Green, Vincent Cassel, Romain Duris, Pio Marmaï, Louis Garrel, Vicky Krieps, Lyna Khoudri

Nazionalità: Francia, 2023

Durata: 121’

Scrivi un commento...

Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.