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LA CASA DEI LIBRI (Isabel Coixet)
Il piacere della lettura come riscatto sociale

la casa dei libri

Nel 1959 Florence Green, vedova dallo spirito libero e intraprendente, decide di lasciarsi alle spalle il dolore per la perdita del marito, morto in guerra sedici anni prima, aprendo una libreria, la prima nella sonnolenta cittadina costiera di Hardborough, in Inghilterra. Lottando contro l’umidità, il freddo e soprattutto l’apatia degli abitanti del luogo, la donna trova un appassionato lettore nell’anziano sig. Brundish, ma la sua “rivoluzione sociale” si scontra con la signora Gamart, influente nobildonna locale…

 

Basato sul romanzo di Penelope Fitzgerald La libreria, il nuovo film della regista e sceneggiatrice catalana individua nella protagonista, volano di un necessario “risveglio culturale” nell’assonnata cittadina inglese in cui vive, il simbolo al femminile di una silenziosa, sotterranea, tenace riscossa. Un’”allegoria dell’oppresso”, come l’ha definita la stessa Coixet, che nel suo agire, mossa da sentimenti feriti, inespressi e non allineati, si ricollega alle protagoniste di altri film, come Le cose che non ti ho mai detto (1996) e La vita segreta delle parole (2006).

Uscendo dal nascondiglio in cui la vita l’ha costretta a rifugiarsi e imboccando un nuovo tragitto esistenziale, Florence, nel suo slancio propositivo, costituisce dunque un ulteriore modello di donna ordinaria capace però, con inaspettata forza d’animo, di proporsi (attraverso il piacere formativo della lettura) come lungimirante, alternativo rimedio al “torpore sociale” di una piccola comunità fuori dal tempo. Ne La casa dei libri non mancano, di conseguenza, espliciti riferimenti letterari, da Bradbury a Nabokov, e la stessa voce off che fa da cornice al film, aprendolo e chiudendolo circolarmente, è in piena sintonia con le suggestioni romanzesche. Ma pur in una consapevole ricerca di quelle evocazioni suscitate dalla pagina scritta, i fitti dialoghi e i “moti dell’anima” dei vari personaggi restano imbrigliati dall’eccessiva compostezza della messa in scena.

Ovattato e remissivo, più che educato e sospeso, La casa dei libri spegne con troppa misurata passività e con struggenti note di violino quell’invito a crescere e ad assumersi la responsabilità di rendere la vita migliore che la volitiva Florence si carica sulle spalle. Al film della Coixet (come il vestito rosso che la protagonista non sente suo, una volta indossato) manca il sangue che scorre nelle vene. E così, nella memoria dello spettatore, non restano che le belle immagini di un villaggio di case di pietra, disteso tra il porticciolo e le colline circostanti, i riccioli ribelli di una impertinente commessa-bambina e i libri sugli scaffali della old house bookshop, ordinati e colorati, spolverati con amorevole cura.

LA CASA DEI LIBRI
Regia: Isabel Coixet
Nazionalità: Spagna, GB, 2017
Durata: 113′
Interpreti: Emily Mortimer, Bill Nighy, Hunter Tremayne, Honor Kneafsey, Michael Fitzgerald

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.