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LA GRAZIA (Paolo Sorrentino)
La bellezza del dubbio

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È segnato dai ritorni l’undicesimo lungometraggio di Paolo Sorrentino che, dopo il dittico dedicato a Napoli, qui torna a filmare Roma, ad avere come protagonista un personaggio dall’alto profilo istituzionale – ancora una volta (ben la settima sugli undici lungometraggi che ne compongono la filmografia) interpretato da Toni Servillo – messo in scena per far collidere la dimensione pubblica con quella privata, ma soprattutto a una scrittura più lineare, organizzata, nella quale la sintassi paratattica non scompare del tutto ma rimane marginale, eclissata dalla congruità del discorso. Tutti aspetti che potrebbero lasciar pensare a un’involuzione se non addirittura a una mancanza di ispirazione, ma che invece il cineasta napoletano mette magistralmente a frutto raggiungendo la propria maturità espressiva e componendo se non la sua opera migliore, certamente quella più umana e vibrante emotivamente. Un’opera che, come quasi sempre nel suo cinema, si articola attraverso polarità, capace di contenere l’arguzia e l’ironia così come la riflessione e la commozione. E che ha come protagonista un immaginario presidente della repubblica italiana, un esperto giurista colto durante il “semestre bianco” del suo mandato, tormentato dal ricordo del tradimento ricevuto quarant’anni prima dalla defunta moglie e alle prese con importanti decisioni da prendere (due domande di grazia e un disegno di legge sull’eutanasia da firmare) costantemente rimandate così da affidare le patate bollenti al proprio successore. L’ennesimo personaggio bigger than life nel quale Sorrentino e Servillo fanno convivere e confliggere l’amore e il rancore, il rigore e la malinconia, il dubbio e la certezza, la gravità e la leggerezza. Ricordandoci a un tempo che, proprio come afferma lo stesso protagonista, “La grazia è la bellezza del dubbio”, e che la soave leggerezza derivata dal potersi guardare senza rimorsi è l’unico mezzo in nostro possesso per poter sorridere delle nostre lacrime più dolorose.

 

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Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).