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La nuova legge cinema
Produzione, distribuzione ed esercizio a confronto

nuova legge cinema

La prima legge di sistema dopo 52 anni. Ovvio che l’interesse e le attenzioni da parte del mondo del cinema nei confronti del provvedimento fortemente voluto dal ministro Dario Franceschini siano stati direttamente proporzionali alla lunga attesa. I commenti e il giudizio di tutte le categorie interessate – produttori, distributori, esercenti, autori, critici – è stato complessivamente positivo e per certi versi non poteva essere altrimenti. La nuova legge, infatti, mette innanzitutto a disposizione del settore un maggior numero di risorse: 400 milioni di euro l’anno, e lo fa in maniera stabile e duratura, contrariamente a quanto accadeva precedentemente con il FUS (Fondo Unico dello Spettacolo) il cui ammontare poteva aumentare o diminuire (di fatto la tendenza era alla diminuzione, di anno in anno). La nuova legge invece stabilisce che i 400 milioni siano la soglia minima, con la possibilità di una crescita qualora si verificasse un incremento nel versamento delle imposte Ires e Iva da parte delle imprese del settore.

Le due ottiche della produzione

Per ciò che riguarda la produzione, i contributi statali saranno assegnati attraverso un meccanismo automatico, basato sia sui risultati economici che artistici ottenuti in precedenza dalle singole imprese, sia, nella misura del 18% delle risorse di settore, attraverso contributi selettivi, assegnati da un’apposita commissione, il cui compito appare molto ampio e impegnativo. Ma, come hanno fatto rilevare alcune associazioni di autori, critici, esercenti d’essai, produttori indipendenti, spettatori, si tratta di una percentuale nominale, che realisticamente scende attorno all’8% dei 400 milioni del Fondo. All’interno di questa percentuale è infatti prevista la copertura dei costi per l’attività dell’Istituto Luce, della Biennale Cinema, del Centro Sperimentale di Cinematografia, della Cineteca di Bologna, del Museo del Cinema di Torino. Per evitare che il sostegno alla produzione del cinema più innovativo si trasformi in poco più di un’elemosina, l’Anac, l’associazione degli autori, chiede che i costi per le istituzioni sopra indicate siano considerati allo stesso modo di quanto previsto per i fondi relativi alla Buona Scuola e siano coperti dal 3% sul fondo generale per il cinema e l’audiovisivo e non sui contributi selettivi. Su questo punto si scontrano due diverse filosofie di intervento. Da un lato si sostiene la necessità che la legge dia direttamente ossigeno alla produzione di qualità, che, nonostante gli alti risultati artistici (si pensi a film come Fiore, A ciambra, Cuori puri, L’intrusa, Gatta Cenerentola), non riesce ad ottenere sul mercato quanto meriterebbe ed incontra regolarmente enormi difficoltà realizzative. Dall’altro si auspica la necessità di promuovere la crescita industriale del settore, perché solo se il cinema italiano tornerà ad essere forte e competitivo a livello internazionale potrà diversificare la produzione con positive ricadute su tutte le tipologie di film. In altre parole questa seconda tesi ritiene opportuno affidare il processo di innovazione alla grande industria privata, aiutandola a crescere nelle singole dimensioni. Ma, a proposito di risorse, il rischio maggiore deriva dal fatto che la legge Franceschini attribuisce una serie di incentivi a tutto il comparto audiovisivo e non solo specificatamente al cinema, con il conseguente pericolo di spingere i produttori a dedicarsi prevalentemente alla realizzazione di serie per il piccolo schermo, sottraendo attenzioni nei confronti dei film per la sala. Per completare la riflessione sugli aspetti economici, la legge prevede un potenziamento dei vari tax credit, maggiori incentivi per chi programma opere italiane ed europee, un fondo del 3% delle risorse per l’alfabetizzazione audiovisiva e la creazione di nuovo pubblico.

Il possibile potenziamento del circuito sala

Sul fronte distribuzione, per ciò che riguarda le norme generali, la legge prevede l’applicazione di provvedimenti finalizzati ad impedire il formarsi di posizioni dominanti sia a livello regionale che locale. Ma in concreto tali interventi dovranno essere precisati dai decreti attuativi. Mentre per ciò che riguarda l’esercizio è previsto un piano straordinario per il potenziamento del circuito sala, al fine di impedire nuove chiusure e favorire la riapertura dei locali chiusi. La legge prevede uno stanziamento di 30 milioni di euro per gli anni 2017, 2018, 2019, di 20 milioni per il 2020 e di 10 milioni per il 2021. «Tuttavia – fa notare Domenico Di Noia, presidente della FICE (Federazione Italiana Cinema d’Essai) – bisognerà verificare bandi e procedure: non vorremmo che, per accedere ai fondi messi a disposizione dell’esercizio, si prevedano fasi istruttorie farraginose e complicate. Un’altra preoccupazione nasce dal fatto che la nuova legge ha di fatto cancellato la categoria sale d’essai e tutti gli esercenti potranno usufruire di agevolazioni fiscali in base alla programmazione. Ma l’attribuzione d’essai al singolo titolo non sarà più automatica, come è stato finora, bensì decisa discrezionalmente del Ministero dei Beni Culturali. In altre parole gli esercenti rischiano di sapere se quel film avrà l’attribuzione d’essai, solo successivamente all’uscita in sala: tutto ciò complica enormemente il lavoro di programmazione. Insomma avremmo voluto che l’attenzione che la nuova legge attribuisce solo al piccolo esercizio fosse stata rivolta anche a quel settore dell’esercizio, sale d’essai e sale delle comunità, che svolgono un importantissimo servizio culturale e sociale».

D’altro canto, proprio «alle sale della comunità – sottolinea il presidente ACEC don Adriano Bianchi – la nuova legge riconosce “funzione essenziale per la diffusione sul territorio della cultura cinematografica in quanto svolgono un ruolo sociale, oltre che di formazione del pubblico”, ammettendole tra i soggetti che possono accedere ai contributi selettivi, assieme alle associazioni nazionali di cultura cinematografica e ai circoli del cinema».

Continua a leggere l’articolo di Franco Montini su SdC – Sale della Comunità n.5/17

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Franco Montini