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L’UOMO DI NEVE (Tomas Alfredson)
Dal romanzo di Nesbø un magnifico Fassbender, detective dolente ma infallibile tra le nevi norvegesi

L'UOMO DI NEVE, Michael Fassbender, Tomas Alfredson

Alleato a una giovane collega (Ferguson) dal passato oscuro, l’infallibile seppur alcolizzato detective Harry Hole (Fassbender) inizia a indagare attorno a una serie di omicidi accomunati da caratteristiche simili: le vittime sono tutte donne con questioni “problematiche” circa la maternità, i crimini avvengono quando nevica, sul luogo dell’assassinio il killer costruisce sempre un pupazzo di neve. Il percorso di ricerca del carnefice condurrà Hole a una scoperta che lo coinvolge in maniera diretta e personale.

Ogni suo film sembra essere l’ultimo. A giudicare da quanto il talentuoso 57enne Tomas Alfredson dichiara al termine delle lavorazioni di ciascuna sua pellicola. Ma forse la proposta a sostituire il rinunciatario Martin Scorsese – inizialmente deputato alla regia – alla guida dell’adattamento cinematografico del bestseller L’uomo di neve (2007) del norvegese Jo Nesbø, l’ha indotto a posticipare l’auto-pensionamento dai set. Scorsese è comunque rimasto nelle retrovie della produzione esecutiva, fornendo al prescelto collega svedese un terreno solido su cui edificare la sua nuova opera: budget adeguato, uno sceneggiatore di puro pedigree (Hossein Amini), la propria eccezionale montatrice (Thelma Schoonmaker), un cast di primissimo livello su cui spicca la perfezione al ruolo di Michael Fassbender. Tutto, quindi, concorreva alle premesse di un nuovo gioiello forgiato dalla sensibilità di un cineasta che – ricordiamo – è stato capace di confezionare di opere magnifiche come Lasciami entrare e La talpa, entrambi adattamenti letterari. Qualcosa deve essere andato storto nella messa in forma del film, tanto da impedire ad Alfredson di esprimere il suo miglior cinema, seppur L’uomo di neve non deluda canoni e codici dell’ottimo giallo/noir/thriler/mistery totalmente pervaso dalle atmosfere candide dello ScandiNoir. In altre parole, l’autore svedese sembra imbrigliato nel timore di spingersi oltre il confine di una regia corretta, trattenendosi nei limiti del genere senza osare a dare profondità vera alla tragedia intima di personaggi, quasi tutti ombre spettrali di una società e di una comunità ermeticamente impenetrabili, rigidamente sconnesse. Per quanto la detection dello “Sherlock Holmes di Oslo” si “orienti” in un film di fantasmi, essa non raggiunge mai quell’apice di tensione probabilmente auspicato. L’aspetto più convincente porta il nome di Fassbender, il cui detective hardboiled “del Nord” si muove come uno zombie crepuscolare e stordito fra la dipendenza all’alcol, la dedizione al lavoro e il senso di colpa per l’incapacità di amare chi, invece, lo ama.

 

L’UOMO DI NEVE
Regia: Tomas Alfredson
Cast: Michael Fassbender, Rebecca Ferguson, Charlotte Gainsbourg
GB/USA 2017
Durata: 125’

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.