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I TRADIMENTI – OH, CANADA!
Il ritorno di Paul Schrader

Oh Canada!

La recensione di I Tradimenti – Oh Canada! a cura di Anna Maria Pasetti.

Adattamento del romanzo Foregone di Russell Banks, Oh, Canada arricchisce di un importante tassello la nuova e probabilmente ultima prolifica stagione del 77enne Paul Schrader che torna a concorrere a Cannes dopo diversi anni.  Con un ritrovato Richard Gere in stato di grazia nel ruolo da protagonista, dopo che lo stesso Schrader contribuì alla sua popolarità con American Gigolo nel 1980, Oh, Canada mette in scena l’intervista filmata di un leggendario documentarista, ormai anziano e malato terminale, organizzata da due filmmaker suoi ex allievi con l’intenzione di realizzare un documentario sulla sua carriera e il suo sguardo. Ma una volta davanti alla videocamera, Leonard Fife – questo il suo nome – decide di fare di testa propria, tralasciando le domande del copione per iniziare invece una confessione sulla propria vita personale svelando alla moglie ivi presente segreti e bugie che mai aveva avuto il coraggio di rivelare.

Evitando il classico racconto lineare intervallato da flashback, Schrader opta per una soluzione narrativa alla Citizen Kane, ovvero per una sceneggiatura e conseguente regia articolata in una narrazione a mosaico su quattro livelli, dove la memoria ormai confusa di Leonard si scompone visivamente e, in questo caso, anche nell’uso di formati, supporti e cromatismi diversi, divenendo così un testo prismatico che rispecchia il funzionamento frammentato dei ricordi quando affastellati, interrotti dai rimossi o semplicemente semi-dimenticati. Il risultato è un film di alto e profondo spessore visionario che con grande maestria Schrader riesce a cadenzare sul giusto ritmo e a equilibrare sulla perfetta densità espressiva, riuscendo allo stesso tempo a veicolare una riflessione sulle molteplici capacità del dispositivo audiovisivo, da quella di conservazione delle memorie a quella di rivelazione delle verità, tanto quelle nascoste quanto quelle filtrate o addirittura manipolate.

 

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.