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OMICIDIO AL CAIRO (Tarik Saleh)
Il volto noir della Primavera araba

Poche settimane prima dello scoppio della “Primavera araba”, in una camera del Nile Hilton Hotel viene ritrovato il cadavere di una celebre cantante e Noredin Mostafa, un mediocre detective della polizia, viene incaricato di indagare sul brutale assassinio. Nonostante il caso presenti tante zone oscure e molte contraddizioni, poco dopo gli viene ordinato di smettere di occuparsene. Noredin tuttavia non demorde e continua la sua ricerca dell’unico testimone del misfatto, una giovane cameriera sudanese che sembra essersi volatilizzata.

Vincitore del “Gran Premio della giuria” al Sundance 2017, il quarto lungometraggio del regista svedese (ma di origini egiziane) Tarik Saleh è certamente una delle piacevoli sorprese di questa stagione cinematografica. Ispirato alla vicenda dell’omicidio di Suzanne Tamin (la cantante libanese assassinata in un albergo di Dubai nel 2008 da un sicario al soldo di un tycoon molto vicino a Mubarak), e in gran parte girato a Casablanca (per effetto di una decisione dell’Egyptian State Security che ha sospeso le riprese previste nella capitale egiziana appena tre giorni prima), Omicidio al Cairo è infatti un noir ben congegnato che utilizza il genere per farsi racconto di un intero paese. Un Egitto così pervaso dalla corruzione da determinarne ogni relazione, ogni rapporto sociale.

Tuttavia i meriti del film non si fermano qui, in quanto lo “spostamento” della vicenda al gennaio del 2011 ne mostra chiaramente l’intenzione “politica”, laddove tenta di rileggere in controluce gli eventi che hanno portato alla Primavera araba, provando così a comprenderne (e restituirne) le cause. Nel bel finale infatti, immerso nel turbolento clima di piazza Tahrir di quei giorni, c’è il tentativo di guardare a quell’evento-spartiacque con occhio diverso, seppur disilluso. Inoltre è doveroso citare la performance attoriale di Fares Fares nelle vesti di Noredin, sorta di Virgilio contemporaneo che guida lo spettatore attraverso i gironi infernali della capitale egiziana. Tuttavia il pregio maggiore del film sta probabilmente nel suo sguardo sulla città, documentaristico in alcuni tratti, connotato cromaticamente (con un predominanza di gialli e di neri), ma sempre partecipe e affettuoso, nonostante tutto.

Regia Tarik Saleh

Con Fares Fares (Noredin Mostafa), Mari Malek (Salwa), Yasser Ali Maher (il generale Kamal Mostafa)

Svezia/Danimarca/Germania 2017

Durata: 107’

 

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Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).