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VELENO (Diego Olivares)

VELENO

In un piccolo paese del casertano, Cosimo e Rosaria dopo tanti anni scoprono finalmente di aspettare un bambino. Da sempre Cosimo si occupa dell’azienda agricola di famiglia, allevando bufale e lavorando i campi assieme al fratello Ezio, sposato con Adele e padre di tre figli.

La terra dei due fratelli è oggetto di interesse da parte delle mafie che gestiscono illegalmente i rifiuti tossici, spietate nell’esercitare pressioni su più fronti per poterla acquistare e farne una discarica fantasma. Mentre Ezio decide di vendere la sua parte e collaborare con la camorra – ottenendo soldi facili e ripetendo di dover pensare al futuro dei propri figli – Cosimo non cede ai ricatti, nemmeno quando scopre di essere malato di carcinoma gastrico. Vuole difendere i campi dall’avvelenamento e garantire alla “creatura” in arrivo la possibilità di godere proprio di quella terra un tempo sana e feconda.

Nel suo secondo lungometraggio, Diego Olivares racconta il rapporto di una comunità della cosiddetta Terra dei Fuochi con un “veleno” che contamina la terra, le piante, l’aria, i corpi degli uomini e le loro anime. La pellicola percorre la sottile linea di demarcazione tra la vita – quella di Anna, che deve venire alla luce – e la morte, portata dal cancro e dai rifiuti. Tuttavia Veleno è prima di tutto una storia d’amore, come afferma lo stesso regista, un amore messo a dura prova dalla realtà dei fatti sociali e politici ma forse anche unico vero antidoto in grado di indicare e invertire la rotta. Sono molteplici i temi che si intrecciano nel corso della sceneggiatura: quello della corruzione, degli abusi, del potere ma anche il bisogno di appellarsi alla fede, che a tratti si presenta come unica via d’uscita nella battaglia disperata di Rosaria.

Ispirandosi ad una storia vera e avvalendosi di un cast di qualità, composto tra gli altri da Luisa Ranieri, Massimiliano Gallo e Salvatore Esposito nei panni del candidato sindaco del paese, Olivares riesce quindi a mettere lo spettatore alle strette, offrendo un drammatico spaccato di realtà, davvero difficile da digerire. Un film importante – dal punto di vista sociale – per non lasciare che assieme ai rifiuti venga sotterrata la speranza di chi lotta per riuscire a vivere nella terra in cui è nato e lasciarla in eredità ai propri figli.

 

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Sull'autore

Marta Meneguzzo