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1945 (Ferenc Török)
La Shoah e la responsabilità dei civili

Tutta l’azione si svolge in quattro ore, in un villaggio ungherese, nella giornata di venerdì 12 agosto 1945.

La radio comunica le ultime notizie: la guerra in Estremo Oriente imperversa, le truppe sovietiche hanno oltrepassato il confine della Manciuria, gli aerei americani hanno sganciato una seconda bomba atomica sul Giappone. Una buona parte del mondo è ancora coinvolta nei drammatici e sanguinosi epiloghi della Seconda Guerra Mondiale, ma in questo paesino rurale sembra essere tornata la quotidiana normalità. Ci si sta addirittura preparando per fare festa, in occasione del matrimonio del figlio del notaio, uomo di rispetto a cui tutti obbediscono, ad eccezione della moglie.

Alle 11 in punto del mattino alla stazione arriva un treno, da cui scendono due ebrei con delle misteriose casse di merci. Anni prima alcuni degli abitanti, in primis il notaio, avevano denunciato gli ebrei ai tedeschi, provocandone la deportazione: ora la sola presenza di questi due uomini – in modo più o meno diretto – turba l’intero paese, nessuno escluso, seminando il timore di un’imminente vendetta.

Alle ore 15 i due “ospiti” inaspettati saliranno di nuovo nel treno, dopo aver fatto riemergere in un silenzio liturgico la verità dei fatti.

In 1945 nessuna scena di guerra è esibita: il regista ungherese mostra piuttosto come le conseguenze del conflitto e della discriminazione possano insinuarsi tra le pieghe familiari di un microcosmo.

La cifra del film di Torok – basato sul romanzo Homecoming di Szánto T.Gábor – si gioca anche, ma non solo, sulle scelte estetiche (il maestoso bianco e nero, i suoni minimali e intensi, l’alternanza tra le inquadrature degli interni angusti e i campi lunghi sulle terre rurali). Dal punto di vista drammaturgico si impone – nonostante il ritmo lento della narrazione – una potente collisione tra l’illusione di un mondo nuovo tanto agognato e la resa dei conti finale, in cui ciascuno è chiamato a rispondere del proprio agire, anche in tempo di guerra.

Il vero nemico non è allora lo straniero ma la difficoltà – per alcuni l’impossibilità – di riuscire a convivere con le proprie scelte passate, dettate da mero opportunismo e brama di possesso.

 

1945
Regia di Ferenc Török
Con Péter Rudolf, Eszter Nagy-Kalozy, Bence Tasnádi, Tamás Szabó Kimmel, Dóra Sztarenki
Ungheria, 2017
Durata 91 min.

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Sull'autore

Marta Meneguzzo