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IL PARADISO DEL PAVONE (Laura Bispuri)
Un pranzo di famiglia tra metafore e realtà

Un povero pavone è costretto a una vita domestica a lui aliena. Per il compleanno di nonna Nena (Dominique Sanda) la famiglia si riunisce, ci sono tutti nella casa sul lungomare di Ostia: il vecchio marito Umberto; la giovane cugina Isabella; la domestica Lucia con sua figlia Grazia (muta); la figlia Caterina (Maya Sansa) e il suo ex compagno Manfredi con la nuova fidanzata Joana; il figlio Vito e sua moglie Adelina (Alba Rohrwacher) con la loro bimba Alma e poi c’è Paco, il pavone di Alma. Nell’attesa di un pranzo che si attarda sempre più, tra doni non compresi, ritardi, improvvisi malori, annunci matrimoniali, pentimenti, cose non dette, baci saffici tra le anziane di casa e gag involontarie del personaggio interpretato dalla Rohrwacher, che soffre di un lieve ritardo mentale, Paco si trova spaesato. L’animale ha sofferto un lungo viaggio costretto in auto, ed è frastornato nella casa affollata, d’improvviso mostra la coda al dipinto di una colomba per farsi bello e fa cadere degli oggetti, questo obbliga la nonna, che parla un italiano stentato, a recluderlo sul terrazzo contrariando la nipotina. Il povero pavone precipita a peso morto sulla strada, cercando di inseguire una vera colomba in volo.

Dopo Vergine giurata (2015) e Figlia mia (2018), la regista e sceneggiatrice Laura Bispuri propone un pranzo di famiglia alternativo a quelli che già hanno una lunga storia cinematografica. Forse perché i personaggi appaiono tutte macchiette, con storie e profili molto superficiali, forse perché tutte le relazioni e i non detti sono presentati in modo poco articolato, il film non è in grado di sfuggire alla sensazione di irreale, a partire dalla presenza, non credibile, del pavone e alla sua triste e breve storia. I gesti sono lasciati a metà, ogni cosa è accennata e lasciata cadere in una narrazione poco sviluppata. I fatti si inanellano come monadi e alle volte si contraddicono. Dopo la caduta il pavone è ancora vivo, invece di portarlo subito da un veterinario è lasciato agonizzare in attesa che qualcosa accada, siccome il veterinario non arriva (ma lo avranno mai cercato?) escono tutti in macchina: destinazione una spiaggia lontana dove prendere un gelato e seppellire il pavone. Qui avviene il piccolo miracolo, e la figlia della serva muta torna a parlare. Simboli e metafore perdono di valore se la scrittura non è buona e neppure gli attori possono nulla se la sceneggiatura non tiene.

Il paradiso del pavone, in concorso nella sezione Orizzonti, pur mostrando con chiarezza l’intento contenutistico della regista, non regge la prova della visione sul grande schermo. Forse sarebbe potuta essere diversa la sua sorte in una versione teatrale, che parrebbe più consona alle scelte di forma e di contenuto di Laura Bispuri.

 

IL PARADISO DEL PAVONE
Regia: Laura Bispuri
Durata: 89’
Italia, Germania, 2021
Interpreti: Dominique Sanda, Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Carlo Cerciello, Fabrizio Ferracane, Leonardo Lidi, Tihana Lazović, Maddalena Crippa

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Sull'autore

Simone Agnetti

Simone E. Agnetti, Brescia 1979, è Laureato con una tesi sul Cinema di Famiglia all’Università Cattolica di Brescia, è animatore culturale e organizzatore di eventi, collabora con ANCCI e ACEC, promuove iniziative artistiche, storiche, culturali e cinematografiche.