Questo articolo fa parte di una scheda a corredo del webinar per soli esercenti sui film di Venezia 82 a cura di Arianna Prevedello e Gabriele Lingiardi. Potete trovare l’articolo in aggiornamento con tutti i film qui.
SINOSSI UFFICIALE
Remis è un paesino nascosto in una valle isolata tra le montagne. I suoi abitanti sono tutti insolitamente felici. Sembra la destinazione perfetta per il nuovo insegnante di educazione fisica, Sergio Rossetti, tormentato da un passato misterioso. Grazie all’incontro con Michela, la giovane proprietaria della locanda del paese, il professore scopre che dietro quest’apparente serenità si cela un inquietante rituale: una notte a settimana, gli abitanti si radunano per abbracciare Matteo Corbin, un adolescente capace di assorbire il dolore degli altri. Il tentativo di Sergio di salvare il giovane risveglierà il lato più oscuro di colui che tutti chiamano l’angelo di Remis.
POETICA
Film come quello di Paolo Strippoli tentano un collegamento con un genere non frequentato dal cinema nostrano contemporaneo. Superato il danno di qualche finale di troppo, La valle dei sorrisi diventa un’occasione di genere per si interroga su chi tras-porta il dolore nelle nostre comunità, quale epidermide se ne fa carico trattenendolo (patologicamente?). Chiarito che ecclesialmente nelle sale della comunità abbiamo una certa dimestichezza con il concetto teologico di con chi “assorbe” i peccati dell’umanità, qui si tratta piuttosto di riflettere su una contingenza. Se è pur vero, come parafrasava un libro e un film che “Un giorno questo dolore ti sarà utile”, è altrettanto vero che nel presente il dolore della perdita sovrasta, uccide, soffoca e la strategia di appiccicarlo ad altri e farne conseguentemente un business di questo transfert, non già economico, mascherato magari da santuario è una tentazione sempre dietro l’angolo. Il film è anche molto altro ma per permettergli di funzionare in sala, ovviamente qui non possiamo svelarlo troppo.
LA COSA PIÙ BELLA
Strippoli che da giovane pugliese, con una scrittura condivisa molto accurata, si immola ai codici della montagna trascinando con sé un cast adeguatissimo alla sfida e tenendolo in bilico tra isolamento, misticismo, paganesimo, dipendenze
CONNESSIONI
Strippoli non è un primiparo del genere: A classic horror story (2021) e Piove (2022) hanno segnato il suo personale cammino dark di autore. Introdurre il pubblico d’essai ad un genere diverso è un’operazione delicata e farlo dentro alla complessità di una filmografia più nutrita che lo spettatore può approfondire per conto proprio è un’operazione, forse, doverosa.
ALERT
Un saltino sulla poltrona ogni tanto mette a posto gli arti degli spettatori. Questo per dire che nel film ce n’è davvero solo qualcuno e l’opera può essere tranquillamente vista e goduta anche da quel pubblico che dal genere horror e dintorni si sente separato da distanze oceaniche. Esplorare è l’imperativo dello spettatore che non si accontenta delle sue affinità.
