Ci troviamo nella Germania dell’Est nell’estate del 1989 e alla radio si annuncia la notizia dell’apertura delle frontiere tra Austria e Ungheria.
Adam e Evelyn sono una giovane coppia di fidanzati, poco coinvolti dallo stravolgimento socio-politico in corso. Lui è un sarto abitudinario e statico, lei una cameriera annoiata della quotidianità.
Poco prima di partire per una vacanza in Ungheria, Evelyn sorprende Adam tra le braccia di una cliente: considerandolo un tradimento, la ragazza decide di partire con un’amica e il compagno di lei. Adam si mette nelle sue tracce e, lungo il tragitto in auto, incrocia una giovane autostoppista in fuga senza i documenti. Parallelamente i due protagonisti, confrontandosi con altri giovani cittadini del mondo, scoprono allora di poter sognare un futuro diverso.
Ecco che il film si apre ad una riflessione quanto mai attuale, che va al di là del contesto storico e geografico in cui si colloca: affronta infatti, in termini essenziali e laconici, il desiderio (o la necessità) di trovare nuove chance fuori dalla propria terra d’origine.
Tratto dall’omonimo romanzo di formazione di Ingo Schulze, Adam & Evelyn non è allora solo una storia d’amore. Mantenendo i numerosi riferimenti biblici del libro (gli stessi nomi dei due protagonisti richiamano il primo uomo e la prima donna, quasi a renderli due personaggi archetipici) Goldstein affronta con un registro estremamente pacato il rapporto tra cornice sociale e volontà sincera di ridefinire la propria vita.
A spezzare la compostezza della pellicola è la fredda ironia di alcuni dialoghi, privati di emozioni forti e di reali prese di posizione.