Chiunque abbia un cane prima o dopo si sarà chiesto, incrociandone lo sguardo, da dove arrivi e che cosa pensi questo inseparabile amico dell’uomo. Alpha – Un’amicizia forte come la vita (Stati Uniti, 2018) racconta, come suggerisce il titolo stesso del film, la nascita di questa straordinaria amicizia, sodalizio che da millenni unisce in modo del tutto originale e forse irripetibile l’uomo al mondo animale.
Gli studi degli etologi sull’evoluzione che portò il lupo a divenire cane domestico, compagno di caccia, di giochi e di vita dell’uomo primitivo (e di quello attuale), si trasformano grazie alla fervida immaginazione e alla capacità narrativa di Albert Hughes (già autore ad esempio nel 2010 di Codice genesi) in una storia a metà tra il mito fondativo, la ricostruzione storica e la fiaba. Il risultato è un film avvincente, a tratti pauroso e anche commovente, a patto, tuttavia, di non porsi troppe domande circa la reale verosimiglianza storica dei fatti narrati. D’altra parte le vicende sono “preistoriche” e dunque ogni pretesa documentaristica decade, rendendo lo spettatore piuttosto indulgente su descrizioni di usi e costumi e scelte lessicali che potrebbero risultare decisamente anacronistiche anche agli occhi e agli orecchi di un pubblico non specialistico.
L’importante è comunque il cuore del film che immagina i contorni di un fatto realmente accaduto (anche se ci è impossibile dire esattamente quando e come) che ad un certo punto dovette segnare un momento decisivo nei processi evolutivi del lupo e dello stesso essere umano. Tutto comincia circa ventimila anni prima di Cristo, durante l’ultima grande glaciazione, in un mondo ostile e selvaggio. Keda, figlio del capo di una tribù nomadica, viene iniziato dal padre alla caccia al bisonte nelle fredde terre del nord Europa.
Intelligente e sensibile, Keda si dimostra tuttavia troppo insicuro nell’arte della caccia. La sua ritrosia nel togliere la vita agli animali lo rende protagonista di una brutta avventura, ma diviene al contempo anche una grande opportunità. Costretto a ferire un lupo che lo aveva attaccato durante un drammatico e solitario viaggio di ritorno verso casa, Keda ne prova poi compassione e inizia così a curarlo e a prendersi cura di lui. Gli ululati e le ringhia feroci diventano presto guaiti. Il lupo, divenuto gregario di Keda, riceve da questi un nome personale: Alpha. Ovvero il primo lupo divenuto cane domestico. È solo l’inizio di un legame tra due specie diverse destinato a non finire mai più.
Il film trasmette un messaggio molto profondo in cui sembra si possa trovare traccia di quella “ecologia integrale” di cui parla papa Francesco nell’enciclica Laudato si’. Il giovane Keda appare conforme all’Adamo biblico cui viene dato il compito bello, difficile ed esaltante, di dare un nome alle altre creature di Dio, trovando in esse al contempo un aiuto e una realtà di cui prendersi cura. Una sfida che anche oggi provoca emozioni profonde, come quelle che Alpha riesce autenticamente a trasmettere agli spettatori di ogni età.