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ASPROMONTE – LA TERRA DEGLI ULTIMI (Mimmo Calopresti)
Cronaca di un Sud abbandonato

Africo, 1951. Un paese isolato, arroccato sull’Aspromonte. Dopo che una donna muore di parto, in assenza di un medico e di una strada per raggiungere Marina, la vicina località dove risiedono le istituzioni, tutto il paese, al grido di “non siamo bestie”, si riversa su sentieri e mulattiere fino a rivendicare assistenza sanitaria e dignità umana. Intanto, ad Africo arriva dal Nord una maestra elementare, Giulia, accolta dal “poeta”, l’unico che sa leggere e scrivere. A guidare gli africoti di fronte al prefetto è Peppe, un manovale padre di un bambino di 9 anni, che convince gli altri abitanti a costruire da soli la strada verso il mare. Ma né Don Totò, il brigante locale, né i carabinieri accettano questa soluzione…

C’è un’evidente “familiarità” con le proprie radici, da parte di Mimmo Calopresti, in Aspromonte. Luoghi, colori, caratteri appartengono a pieno titolo a quel “racconto del Sud”, come affermato dallo stesso regista, calabrese trapiantato a Torino, a quella “terra degli ultimi” che, nel suo orgoglio, fa “della forza della sua identità” la sua stessa prigione, laddove “la bellezza della sua natura si intreccia con la miseria delle condizioni di vita”.

Aspromonte, pur aperto alla speranza, è certamente il resoconto in immagini “dell’impossibilità di un riscatto collettivo”, la testimonianza del senso di un generale abbandono, da parte dello Stato, e della sottomissione alla violenza padronale. Ma se è vero che questa dimensione epica e sociale, favolistica e neorealista poggia su una ammirevole coerenza e credibilità di fondo, è altrettanto vero che nel suo nuovo lungometraggio Calopresti non prende molti rischi in termini stilistico-espressivi: adottando una linea narrativa piana, vicina alla placida “orizzontalità” della fiction televisiva, e rinunciando ad una più solida strutturazione dei profili del “poeta” (che Marcello Fonte incarna con sognante disincanto), del manovale (cui Francesco Colella attribuisce senza sosta vigore fisico e tempra ribelle) e dell’insegnante venuta da Como (interpretata con il solito, svagato impeto da Valeria Bruni Tedeschi), Aspromonte cede in non pochi frangenti ad un pericoloso didascalismo. In questo senso, ben lontani, pur se disposti su analoghe traiettorie, appaiono Lazzaro felice (altro, assai più articolato, ritratto rurale e comunitario abbandonato a sé stesso), o Anime nere (pure ambientato ad Africo, anche se in epoca contemporanea). Certo, non è la ‘ndrangheta qui a interessare Calopresti. Ma la mancanza di spregiudicatezza registica e il flebile soffio di sceneggiatura si fanno sentire.

ASPROMONTE – LA TERRA DEGLI ULTIMI
Regia: Mimmo Calopresti
Interpreti: Valeria Bruni Tedeschi, Marcello Fonte, Francesco Colella, Marco Leonardi, Sergio Rubini
Italia, 2019
Durata: 89’

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.