Una Berlinale “pandemica” contratta nel tempo, rinchiusa nello spazio ma immutabilmente estesa nello spirito. Che milita nel cinema attento alle istanze sociali e politiche facendole spesso deflagrare dal nucleo più intimo e problematico dell’essere umano: la famiglia.
Per una convincente aderenza a tali tematiche, forse, ma anche per l’espressione di un buono sguardo anagraficamente “giovane” è stato premiato con l’Orso d’oro Alcarràs della 35enne Carla Simón, catalana come il luogo omonimo al titolo del suo film, opera seconda che segue il premiatissimo Summer 1993 (2016). Al pari di quest’ultimo, si tratta di un testo ispirato alla propria autobiografia, aperta a diventare territorio dell’esistere universale. Al centro è la vicenda di una famiglia di agricoltori tradizionalmente dedicata alla coltivazione di pesche su un terreno proprio circostante la casa patronale. Improvvisamente l’amministrazione locale si arroga il diritto di espropriare il terreno per sostituire il frutteto con pannelli solari. I Solé provano a resistere, partecipando alla protesta di altre famiglie similmente trattate, formando così una comunità resistente e resiliente, imperfetta e spesso disunita al proprio interno ma profondamente vitale.
Ed è la vitalità, rumorosa come è giusto che in famiglie numerose e agresti, a costituire il “carattere” di quest’opera peraltro co-prodotta dalla Spagna con l’italiano Giovanni Pompili, un prodotto che potrà essere apprezzato da un ampio pubblico quando uscirà nelle sale italiane.
Tra gli altri titoli premiati della 72ma Berlinale appetibili per la distribuzione theatrical da segnalare il nuovo lavoro del tedesco Andreas Dresen, regista ben noto con una corposa filmografia anche premiata, Rabiye Kurnaz vs George W. Bush che, con stile teso e incalzante, racconta la vera storia di una madre determinata a far liberare suo figlio Murat incarcerato a Guantanamo perché sospettato di terrorismo islamico. Il film ha vinto due Orsi d’argento: per l’interpretazione magnifica dell’attrice turco-tedesca Meltem Kaptan e per la sceneggiatura firmata da Laila Stieler. E il pubblico potrà gradire anche Avec amour et acharmement della veterana cineasta francese Claire Denis cui è stato attribuito l’Orso d’argento per la regia. Melodramma intenso di un triangolo amoroso di mezz’ètà nella Parigi contemporanea, si avvale delle performance di due indiscussi divi come Juliette Binoche e Vincent Lindon. Gli spettatori più raffinati, infine, potranno appassionarsi anche a Nana di Kamila Andini, una delle rare opere indonesiane del circuito internazionale, vincitore per l’attrice non protagonista Laura Basuki: sulle orme poetiche di Wong Kar-wai, Andini attraversa la tormentata vicenda sentimental-famigliare della protagonista Nana concentrata all’indomani della guerra nel Borneo del 1966. Il film gode già della distribuzione italiana grazie a Movies Inspired.
Al di fuori dal Palmares potranno avere buoni riscontri di pubblico Call Jane di Phyllis Nagy – unico concorrente Made in USA -, La ligne della nota svizzera Ursula Meier con una meravigliosa Valeria Bruni Tedeschi, il film di apertura Peter von Kant in cui François Ozon “rilegge” l’opera di Fassbinder con originalità registica, e Un año, una noche di Isaki Lacuesta sui traumi della strage parigina del Bataclan.