Da qui a fine gennaio abbiamo tutto. Abbiamo quel che serve. Abbiamo il passato, il presente e il futuro. Abbiamo tre film, agli antipodi, che vanno dritti senza alcun tentennamento all’obiettivo: essere per le donne e per gli “alleati” delle donne.  La restante fetta? Beh, non rimane che uscire dal cinema e affrontarla a piccoli passi, a piccoli gesti, a micro resistenze… insieme, donne e alleati, per quel che la vita ci chiede di vedere, esaminare e sobbarcarsi.

C’è ancora domani di Paola Cortellesi  e Il popolo delle donne di Yuri Ancarani iniziano, seppur per strade diverse (finzione e documentario), nello stesso modo: guardando in faccia la violenza sulle donne, più spesso domestica. Appena sveglia Delia, Cortellesi eccelsa, si prende un bel ceffone al posto del caffè. Inizia bene la giornata a Roma nel ’46. Marina Valcarenghi,  psicoterapeuta e psicoanalista, inizia la sua lezione nel chiostro di giurisprudenza della Statale di Milano affermando che la violenza non è il male ma un istinto. E’ l’incipit del suo riflettere e anche lei pensa alle donne. L’intelligenza del cuore, la forza del pensiero, le azioni per un cambiamento saranno, sono già i rimedi di una condizione che dura da millenni.

Bella Baxter, l’ineguagliabile Emma Stone di Povere creature!, è invece l’icona-paradigma della libertà a cui tendere, è la fantascienza del femminile, è come avremmo potuto pensarci e soprattutto è come possiamo immaginarci da qui in avanti: tra guinzagli che si moltiplicano lungo la strada dell’esistenza ma anche alleati che timidamente emergono tra un ostacolo e l’altro. Ciò che tiene insieme i tre generi prescelti, più distanti che mai eppure coesi nel paesaggio dell’anima che sanno affrescare, è la certezza che senza il pensiero non andiamo da nessuna parte. Anzi, si va indietro, pesantemente in retromarcia.  Perché se concordiamo che la violenza è istinto, allora ha anche un senso – come spiega Valcarenghi e qui qualcuno potrebbe scandalizzarsi – e noi dobbiamo avere la pazienza di vederlo, di cercarlo. Come l’insicurezza della donna  è direttamente proporzionale alla violenza dell’uomo.

Cortellesi, Ancarani e Lanthimos collaborano a lucidare questa pazienza, consegnano a loro modo a ciascuna, e a ciascuno che vuole allearsi, una cassetta degli attrezzi per aprire gli occhi e aggredire la questione con la postura più pertinente, ficcante, ragionevole, strategica. E prima di tutto senza agire la maschera-stereotipo del vittimismo e men che meno lasciarla assumere agli alleati che si sono uniti passo passo. Pensiero ma servono anche le pause dal pensiero, come gli inserti visivi sugli studenti che Ancarani filma con una grazia sospesa spezzettando le parole di Marina all’aria aperta. Quando il pensiero è alto, quando è un processo non semplicistico, c’è bisogno di lasciarlo andare oltre le pareti, ma al contempo anche di indugiare su di esso, di farlo nostro con calma, di sentire che ci vuol tempo anche se dopo millenni sembra di non averne più.

E qui nello scrivere dei più giovani risuonano le parole di Giovanni (8,6-8): “Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra… Chinatosi di nuovo, scriveva per terra”. Ancarani ci offre una ritmica spirituale altissima attraverso i suoi movimenti di macchina e i suoi stacchi. E’ vero, è una lezione, ma in queste scelte dello sguardo, accompagnate dalla musica elettronica di Caterina Barbieri, la lezione diventa un film. E’ un dato di fatto che in Italia dal ‘46 al ’75 – come racconta sempre Valcarenghi – ci sia stato un rovesciamento nel rapporto uomo-donna esasperatamente frettoloso quanto monumentale rispetto ai millenni precedenti. Il ‘46 è anche l’anno in cui Cortellesi, Andreotti e Calenda immaginano la loro riuscitissima sceneggiatura. Ci vuole sempre più di un film per coltivare una riflessione che procuri dei cambiamenti, un impatto formativo, una svolta emozionale e ci vuole l’umiltà e la passione di saperli intrecciare con direzione artistica e attivismo culturale che non può mancare ad una sala della comunità generativa e ancorata al suo tempo. Sapendo che poi arriverà Bella Baxter, il 24 gennaio, e sarà un toccare terra agitato, potente, sfidante, euforico ma sicuramente anche conflittuale con alcuni. Meglio preparare la pista di atterraggio!!!

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Sull'autore

Arianna Prevedello

Scrittrice e consulente, opera come animatore culturale per Sale della Comunità circoli e associazioni in ambito educativo e pastorale. Esperta di comunicazione e formazione, ha lavorato per molti anni ai progetti di pastorale della comunicazione della diocesi di Padova e come programmista al Servizio Assistenza Sale. È stata vicepresidente Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) di cui è attualmente responsabile per l’area pastorale.