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Estranei di Andrew Haigh – Dopo i titoli di coda
Parlarne con il pubblico, viverlo nel profondo

Estranei

Haigh costruisce un flusso di ricordi, di pensieri ed emozioni che si intrecciano, amalgamano, permettendo ad Adam di ritrovare il sentiero per rimettersi in partita con la vita. Riavvolgendo il filo della sua storia, colmando le lacune del dialogo con i genitori – raccontando loro anche della sua omosessualità, il percorso di accettazione –, Adam riesce a far pace con se stesso e ad accettare la vita nella sua complessità, in equilibrio perfetto tra gioie e dolori, felicità e dispersioni, bene e male.

Dalla valutazione pastorale della Commissione Nazionale Valutazione Film della CEI.

Eccola la vita nella sua complessità. Quella vita che è uno spettacolo: a patto, però, che prendiamo parte alla scena. Se concordiamo che non possiamo assistere per sempre dal dietro le quinte e che non possiamo sentirci degli “estranei” nella nostra esistenza (e i due protagonisti di Estranei, Adam e Harry, condividono questa sorte), allora che cosa possiamo fare per entrare nella nostra “casa”? Adam e Harry condividono, in tal senso, anche l’avventura-sventura di essere gli unici condomini di un immenso grattacielo londinese. Si chiedono se altri vorranno abitare questo luogo che allo spettatore compete nominare nella sua essenza simbolica.

Proviamoci. È un luogo disturbante e basta? Oppure è un rifugio di passaggio per varcare altri spazi quasi metafisici? E se fosse, piuttosto, la residenza della psiche? O è forse la misteriosa architettura dell’innamoramento che esclude qualsiasi altra persona dalla vista dei due amanti? O magari, ancor prima, una stanza protetta dei sensi? Il regista e sceneggiatore Andrew Haigh si stacca dall’omonimo romanzo di partenza quel tanto che basta per metterci del nostro e sentirci liberi di sfogliare tutte queste possibilità che concorrono a nutrire lo straordinario magnetismo di Estranei.

cinema e emozioni estranei

Haigh ci introduce al percorso di Adam, come spettatori, con illimitata fiducia nella nostra capacità di credere a forme diverse di realtà. La scelta del nome che nel Vecchio Testamento compare ben 554 volte identifica irrimediabilmente il protagonista dentro ad una qualità umana universale. Con Adam ci incamminiamo in un’esperienza primordiale che prova ad abitare le nostre stanze “orfane”, quelle intimità affettive di cui siamo stati privati, talvolta anche improvvisamente, come accade al protagonista, lasciandoci interrotti e traumatizzati. Paralizzati come Adam o mendicanti d’amore come Harry, comunque per sopravvivere abbiamo imparato una solitudine che a tratti potrebbe aver corteggiato anche la disperazione.

Eppure Adam ritrova la strada di casa e verbalizza come un fiume in piena ma chiede un ascolto empatico. Bisogna mettere in pausa giudizi e accogliere nella propria vita la complessità di altre esistenze, di altre storie, di altre rielaborazioni. Cosa ha significato vivere l’omosessualità in altre epoche? Sono ancora vive le emozioni di Stranizza d’amuri e Il signore delle formiche… Cosa ha significato all’improvviso perdere gli argini di chi ci mette al mondo? Fabietto di È stata la mano di Dio è ancora lì in quel cantuccio della nostra memoria di sala.

Con addosso il pigiama stretto dell’infanzia anche noi scivoliamo con Adam nel lettone dei nostri genitori: sentiamo il freddo dei loro difetti? Il caldo di quella tenerezza che in qualche modo ci è arrivata? Se è vero che ci vuole questo prezioso pudore per prendersi cura della propria “vita piccola”, ci vuole anche la carica dei sensi e l’ossigeno dei sentimenti che la prossimità orizzontale di Harry porta nella vita di Adam che, come Adamo, ha bisogno di qualcuno che gli stia di fronte, che completi il suo corpo e acceda con lui alla conoscenza. Non un film per adulti, ma un film che ci sogna adulti?

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Sull'autore

Arianna Prevedello

Scrittrice e consulente, opera come animatore culturale per Sale della Comunità circoli e associazioni in ambito educativo e pastorale. Esperta di comunicazione e formazione, ha lavorato per molti anni ai progetti di pastorale della comunicazione della diocesi di Padova e come programmista al Servizio Assistenza Sale. È stata vicepresidente Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) di cui è attualmente responsabile per l’area pastorale.