Padre Sergio Fita Muñoz è un sacerdote di origine spagnola che vive a Phoenix, in Arizona. Un giorno decide di lanciare una sfida e pubblica quest’annuncio: “Cerchiamo persone disposte a percorrere 1000km, camminando per 40 giorni. Non si offrono certezze di arrivare a destinazione, ma si assicurano giornate di sofferenza intensa, con caldo e freddo in parti uguali. Le lesioni muscolari e le vesciche sono più che probabili, così come lo scoraggiamento che inviterà ad abortire il piano. Si dormirà poco, alcune notti sulla dura terra o in un sacco a pelo sotto la pioggia. Se qualcuno perderà il sentiero, dovrà camminare più chilometri del previsto, così godrà più a lungo della bellezza incomparabile dei paesaggi della Spagna. Coloro che hanno già affrontato questo Cammino nel corso dei secoli assicurano che aiuta a scoprire il senso della propria esistenza”.
Footprints (che conta sul passaparola e sulla distribuzione “dal basso”, per cui sono le singole sale che possono richiederlo direttamente attraverso il sito www.footprintsilfilm.com) racconta dei dieci giovani che accolsero la proposta e si cimentarono con la guida del sacerdote nel pellegrinaggio più famoso al mondo. Diversissimi per vissuto ed estrazione sociale, i ragazzi al seguito di padre Sergio vivranno sulla loro pelle e nella loro carne tutte le fatiche promesse ma anche, nella loro anima, l’esperienza gratificante di un vero progresso nella fede.
Il regista spagnolo Juan Manuel Cotelo (noto soprattutto per L’ultima cima, che gli spettatori italiani riuscirono a vedere proprio grazie alla rete delle Sale della Comunità. Si veda Arianna Prevedello, Vite appassionate. Tre film raccontano scelte di vita autentiche, “SdC-Sale della comunità”, anno IV, n. 5, ottobre 2013, pp.11-14) continua a raccontare vicende realmente accadute a persone comuni, con l’intento di comporre film dopo film una sorta di grammatica della vita cristiana. Se ne L’ultima cima il tema era la “letizia”, in Terra di Maria la “conversione”, in Dio esce allo scoperto la “castità”, la parola chiave di Footprints è forse “compagnia”, per cui il Cammino di Santiago diventa sì – come è ovvio – una metafora della vita ma si inquadra, nella lettura che ne fa il regista, soprattutto come esperienza guidata e condivisa in cui si esperisce un senso di fratellanza ispirata da una fede che, proprio perché imperfetta, necessita continuamente di appoggi e incoraggiamenti.
A guidare i ragazzi è un prete che ha pochi anni in più di loro, il carisma del trascinatore ma anche la sobrietà dei veri maestri. Il film, con una mossa allo stesso tempo saggia e rischiosa, non è su padre Sergio e sui suoi talenti ma dice del suo ruolo indispensabile quando lungo il percorso, quotidianamente, si ferma per celebrare l’eucaristia. Un montaggio di brevi inquadrature mostra tutte le sante messe celebrate in luoghi e condizioni tra i più disparati: ci sono le location suggestive come gli altopiani battuti dal vento con vista mozzafiato e le cappelle medievali, ma anche quelle meno affascinanti, come le aree picnic e i corridoi degli ostelli… Ogni luogo, nell’esperienza di questo viaggio, diventa sacro per il mistero eucaristico che vi si celebra e la dedizione di questi pellegrini – che avrebbero bisogno solo di buttarsi su un letto e che invece si inginocchiano sulla nuda pietra con le gambe a pezzi – racconta di una gioia a cui tutti, proprio nelle salite più impervie della vita, siamo sempre chiamati. La scena, situata a metà film, avrebbe meritato di chiuderlo: arrivati in fondo, infatti, tanto i viandanti quanto gli spettatori possono scoprire che Colui che tanto cercavano era sempre stato con loro.
FOOTPRINTS – IL CAMMINO DELLA VITA
Film documentario di Juan Manuel Cotelo
Spagna, 2016
durata 90 min.