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FUORI LA VERITÀ (Davide Minnella)
Cinico tv

Un padre, una madre, tre figli ormai adulti. Una famiglia come tante, quella romana dei Moretti, ma che decide di correre il rischio di incrinarsi accettando di partecipare a Fuori la verità, un nuovo, spregiudicato game show televisivo con in palio un milione di euro. L’unica regola imposta dalla produzione è rispondere ad ogni domanda, anche la più imbarazzante, sempre e soltanto con la verità, al vaglio di uno scanner facciale in grado di smascherare in tempo reale menzogne e sotterfugi dei concorrenti, la cui vita, mesi prima, è stata scandagliata attraverso profili social, appostamenti e contatti con parenti e amici. Perché nessuno, in fondo, è ciò che sembra. E anche nello studio tv, dove la navigata conduttrice è determinata a portare il gioco oltre ogni limite, tra autori e tecnici serpeggiano invidie e rivalità…

Qual è il prezzo da pagare in cambio della verità? Quanto è lecito mentire a fin di bene? Fino a che punto ci si può spingere nel mettere in crisi gli equilibri familiari o, al contrario, nel cercare di preservarli? Dove si colloca, in particolare, il confine tra la rivendicazione delle pulsioni individuali, soprattutto se clandestine e rigeneranti, e l’inerzia protettiva della comfort zone domestica, anche se falsa e ipocrita? Sono gli interrogativi su cui lavora, in forme cinematografiche, Davide Minnella, già apprezzata firma di molti format di successo del piccolo schermo, dai quiz ai reality, dagli show musicali ai programmi di approfondimento. A suo agio, dunque, con la materia affrontata, nel suo terzo lungometraggio Minnella propone una riflessione, non originale ma intrigante (almeno all’inizio) e assai ben ritmata, sul cinismo feroce dei meccanismi di ‘fabbricazione dell’audience’ in tv attraverso la cartina di tornasole di una famiglia agiata ma corrosa al suo interno ed esposta al pubblico ludibrio: uno stimato organizzatore di eventi, una brillante wedding planner, l’erede designato dell’attività di famiglia, una timida studentessa di psicologia e un’attivissima influencer, tutte pedine (in)consapevoli di un gioco al massacro al quale partecipano più per disperazione che per opportunità.

Se la curiosità morbosa, scaturita da come, rimestando nel torbido per ambizioni personali, si può fingere dietro a sorrisi ammalianti, arriva allo spettatore, con il suo fisiologico carico di attrazione e, al contempo, repulsione, la sceneggiatura di Fuori la verità, nel mostrare a turno, in flashback, le crepe interne ai Moretti, dilaga però in un fiume di ferite insanabili e passioni inconfessate, tormenti interiori e tradimenti a catena. Una smaccata rincorsa al sensazionale che si piega agli intrecci da soap opera, con una chiassosa smania per il montepremi finale ad annullare ogni dignità e pudore e un voyeurismo pruriginoso ad affondare nel più squallido kitsch, con tanto di litigi, pianti e urla in diretta. Nulla di nuovo, in fondo, ripensando a non poche trasmissioni televisive di ieri e di oggi. Ma allora, nella sua roboante imitazione del peggio e nella sua spasmodica ricerca del colpo di scena, dove vuole arrivare Fuori la verità? Le continue, traballanti ricomposizioni di legami e rapporti, che altro non sono se non il canale di transito privilegiato al livello successivo di mercificazione dell’intimità, assecondano supinamente gli eccessi del modello preso in esame oppure l’intrattenimento ridotto a mortificante incandescenza scandalistica è proprio ciò da cui, presumibilmente, si vorrebbe prendere le distanze? L’ambiguità morale, non c’è dubbio, è la linfa vitale del tritacarne mediatico messo in scena da Minnella nel suo film. Ma la sua conclusione sembra spostare pesi e contrappesi in una dimensione alquanto stereotipata e tutt’altro che catartica.

Regia: Davide Minnella

Interpreti: Claudio Amendola, Claudia Gerini, Claudia Pandolfi, Leo Gassmann, Lorenzo Richelmy

Nazionalità: Italia, 2025

Durata: 112’

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.

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