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GUIDA ROMANTICA A POSTI PERDUTI (Giorgia Farina)
Un’elegia sentimentale itinerante

Benno ha superato i cinquant’anni, è un conduttore televisivo inglese, vive in Italia con la moglie infermiera, di origini francesi, ed è alcolizzato. Allegra, vent’anni di meno, è invece una blogger di viaggi agorafobica, frequenta un ragazzo più giovane di lei, possiede molta fantasia e poco coraggio. Abitano nello stesso palazzo ma non si conoscono, fino al giorno in cui lui, ubriaco, sbaglia pianerottolo e tenta di entrare in casa di lei. Dopo essere finiti entrambi in ospedale decidono di partire insieme per un viaggio in Inghilterra…

Al suo terzo lungometraggio dopo Amiche da morire e Ho ucciso Napoleone, Giorgia Farina firma con Guida romantica a posti perduti un road movie dalle connotazioni abbastanza insolite, disallineato rispetto alle convenzioni del genere anche se non sempre ravvivato da spunti brillantemente originali. Se la fisionomia della coppia di sconosciuti in fuga da se stessi, alla ricerca di un rifugio dell’anima prima ancora di uno spazio geografico, aderisce senza forzature ai canoni della commedia di viaggio (con l’estraneità di partenza ricondotta a tenera, intima prossimità dalla scoperta di comuni fragilità esistenziali), l’itinerario scelto e il riflesso emotivo prodotto sui due protagonisti dalle varie tappe del tragitto attraverso l’Europa marcano invece una felice combinazione narrativa.

A sciogliere tensioni interne e inciampi relazionali, spingendo entrambi, bugiardi nel presente, a vivere con sincerità il futuro venendo a patti con il passato, è infatti, sia per Benno che per Allegra, l’affascinante spettralità dei non-luoghi che decidono di visitare, quei “posti perduti”, come ben riassunto dal titolo (scelti con accuratezza dalla Farina durante la scrittura del film), che nel loro triste abbandono fanno da specchio rivelatore delle derive segrete del giornalista alcolizzato e della paurosa blogger. La Chiesa di San Vittorino, a pochi chilometri da Roma, dimenticata ai margini di un trafficato tratto della Salaria, il villaggio operaio di Crespi d’Adda, nel bergamasco, un tempo cotonificio all’avanguardia, il Castello di Chateau–Thierry, nell’Alta Francia, diventato in parte un resort, così come il parco acquatico ricolmo di erbacce, dagli scivoli giganteschi ormai arrugginiti e le grandi piscine deserte, e il villaggio di Standford, nel Norfolk, divenuto campo d’addestramento per l’esercito, costituiscono, plasticamente, la progressiva presa di coscienza di Benno e Allegra, il rifrangersi delle loro insicurezze, l’accettazione delle rispettive dipendenze.

E seppure Jasmine Trinca talvolta carichi il suo personaggio di toni eccessivamente caricaturali (mentre Clive Owen appare più a suo agio nei panni dell’instancabile bevitore), Guida romantica a posti perduti non travalica mai i suoi confini di storia piccola e malincomica. Un’elegia sentimentale itinerante, sospesa ed evocativa, dove l’andare per andare trova una sua precisa ragion d’essere.

 

GUIDA ROMANTICA A POSTI PERDUTI
Regia: Giorgia Farina
Nazionalità: Italia, 2020
Durata: 106’
Interpreti: Clive Owen, Jasmine Trinca, Irène Jacob, Andrea Carpenzano, Edoardo Gabbriellini, Teco Celio

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.