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Il cinema che illumina

Fonte: l’Avvenire, 5/2/15 – Il pensiero dei santi non è soggetto ai vincoli del tempo e delle culture dominanti. Guarda oltre.
Oggi l’uso dell’immagine è trattato in modo fugace e strumentale, spesso senza un solido corrispettivo di responsabilità etica. Ma sant’Ignazio, annotando a partire dal 1522 le sue indicazioni per un buon esito degli esercizi spirituali, era ben conscio del potere dell’immaginazione, che non riteneva un ostacolo alla contemplazione e alla devozione, bensì una peculiare risorsa dell’uomo a servizio anche della preghiera.
Secondo il suo pensiero, infatti, si può entrare più profondamente nei misteri contemplati, conoscerli più da vicino, in un certo senso farne singolare esperienza. Il cinema mette a disposizione uno straordinario repertorio di immagini che, opportunamente scelto, diventa per questo un contributo validissimo alla percezione dei contenuti della fede, in sintonia con la parola biblica letta e declamata.
Per questo padre Guido Bertagna, con il sostegno della Compagnia di Gesù e in collaborazione con l’Associazione cattolica esercenti cinema (Acec), ha programmato uno speciale corso di “Esercizi spirituali con il cinema” che si terrà a Brescia per tre giorni, a partire da domani, per meditare, attraverso letture tratte dalla Bibbia e la proiezione di brani di film o interi titoli, sul tema “Una luce inattesa”. «I primi esperimenti – ricorda il sacerdote – sono stati fatti nell’ambito delle Settimane bibliche estive per giovani presso la casa di San Giacomo d’Entracque in provincia di Cuneo. Presupposto era ed è che, accostando il mondo delle immagini e quello della pagina biblica, potessero gettare luce uno sull’altro e imparare ad ascoltare e leggere un testo nei suoi diversi e articolati livelli aiutando la “lettura” di una pagina biblica come di una sequenza cinematografica ». Luc Dardenne, uno dei due celebri fratelli registi belgi, annota: «Se la parola meditazione fosse sinonimo di visione, è così che vorrei fosse il cinema».
Le immagini possono diventare uno straordinario veicolo di riflessione spirituale. «Ignazio di Loyola chiede di impiegare la “vista immagina-tiva”, dunque anche la fantasia e la creatività che la alimentano, per vedere luoghi, persone e situazioni su cui voglio pregare. In questa dinamica non è distrazione né disturbo. È, invece, una straordinaria risorsa di empatia, di sintonia, di profondità che può indirizzare e sostenere la preghiera. La sequenza cinematografica è una forma di visione, dischiude dei mondi e li mette in comunicazione: può così aiutare e anche mettere ordine nel ricchissimo ma spesso trascurato “magazzino della memoria e delle immagini” che ci portiamo dentro».
È stato scelto un tema che rispecchia questa dinamica tra l’ascoltare, il vedere e il pregare. «Parliamo di “luce inattesa” – precisa padre Guido – perché la presenza della luce accomuna l’esperienza della preghiera e quella della visione, anche cinematografica. Tematicamente si converge sulla figura dello straniero: non solo, non tanto, problema sociale ma, prima e molto di più, decisivo snodo della propria identità». Ci sono registi che sono certamente in maggiore sintonia con l’uso spirituale che può essere fatto delle loro opere, delle loro immagini. «Abbiamo cercato soprattutto tra i grandi autori: dal cinema muto L’emigrante di Chaplin e I vicini di Keaton, tra i registi contemporanei sequenze di film di Scorsese, Bresson, i Dardenne, Wenders, Mihaileanu e Eastwood. Ma la ricerca continua».
L’auspico è che analoghi corsi di esercizi spirituali possano ripetersi. «È certamente possibile – conclude il predicatore – che l’esperienza possa essere offerta in diverse realtà ecclesiali e in altre diocesi. Decisivo è che l’offerta di spunti sulle pagine bibliche e sulle sequenze cinematografiche sia rigorosa e molto curata, che né la pagine biblica né la sequenza filmica – o il singolo fotogramma – diventino pretesto per veicolare contenuti spirituali. I testi, tutti, vanno “ascoltati” in profondità per poter “vedere” qualcosa».(Luca Pellegrini)

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