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IL RITORNO DI CASANOVA (Gabriele Salvatores)
I fantasmi della vecchiaia

Leo Bernardi è un acclamato regista a fine carriera, riluttante ad accettare il declino professionale e biologico. Come ultima opera da lasciare alla Storia, ha scelto di mettere sul grande schermo un libero adattamento del testo di Arthur Schnitzler su Casanova, un personaggio in cui, per diversi aspetti, si rispecchia.  Infatti, quello raccontato da Schnitzler nel suo celebre racconto del 1918, omonimo al film, Il ritorno di Casanova, è un uomo che ha ormai superato la sua gioventù: gloria, fascino e potere stanno scivolando nel passato, così come le finanze e la voglia di vivere. Mentre rientra nella sua Venezia, fa tappa da un amico che ospita una giovane donna bellissima, Marcolina. Giacomo Casanova è determinato a conquistarla quasi fosse un ultimo “trofeo” di una lunga collezione della sua ben nota ars amandi. Ma è proprio in tale occasione che si accorge quanto la vecchiaia abbia il sopravvento su ogni volontà. Parallelamente Leo Bernardi si trova a un bivio, ma il cui esito può essere differente dal suo personaggio.

E’ un “romanzo di formazione” sulla vecchiaia il nuovo lungometraggio di Gabriele Salvatores, che a 72 anni è rimasto attratto anche personalmente dal seminale testo di Arthur Schnitzler del 1918, Il ritorno di Casanova, di cui adotta il titolo. Su una sceneggiatura scritta insieme a Umberto Contarello e Sara Mosetti, mette in scena il vecchio Giacomo Casanova concepito dallo scrittore austriaco che però  “fellinianamente” esce dallo sguardo di un pluripiemato e acclamato regista ormai al tramonto di carriera.  Il duplice e parallelo filo narrativo costituisce pertanto la struttura metacinematografica del film di Salvatores, che ha scelto di distinguere le due storie attraverso l’uso del colore: in b/n quella del regista Leo Bernardi, a colori quella del suo film ambientato nel ‘700. Se le similitudini tra i due protagonisti Leo e Giacomo, paralleli e incrociati – rispettivamente interpretati da Toni Servillo e Fabrizio Bentivoglio – sono soprattutto sul “sentire” la vecchiaia impossessarsi di corpo, spirito e mente,  le distanze sono informate dai mondi da cui sono circondati. Leo è infatti inserito in un universo tecnologico futuristico altamente sofisticato da cui è sopraffatto, mentre Giacomo affonda e sprofonda nell’antico insieme agli altri uomini suoi coevi. Ciò è evidenziato dal montaggio (risalente naturalmente alla scrittura) orientato alla costante entrata/uscita da un mondo/epoca all’altro/a, declinando così il film su un registro quasi onirico, di certo frutto del forte punto di vista dell’ossessivo e ossessionato protagonista riflesso anche in quello della sua “creatura/specchio” Casanova.  L’elemento di modernità, per entrambi gli uomini, è costituito dalle giovani donne di cui sono invaghite: da una parte l’arguta contadina Silvia (Sara Serraiocco), dall’altra la bella Marcolina (Bianca Panconi). Si tratta di giovani estremamente emancipate, portatrici di saperi e consapevolezze del ruolo della donna nella società che superano il loro status sociale per la prima, storico per la seconda.  Ma evidentemente a Salvatores serviva elaborare similitudini e differenze calcando caratteri e tinte, portando in tal modo – purtroppo – il proprio dramma su paradossi poco credibili. Infatti sono proprio le figure femminili, per quanto funzionali, a stonare nel contesto narrativo e drammaturgico, crepe su un impianto già troppo schematico in sé, aperto all’ovvio rischio di farsi travolgere da cliché sia a livello di contenuto che di forma. Due soli momenti avvalorano il film: il duello tra Bentivoglio e il suo giovane avversario, il breve dialogo tra questi e Servillo alla presentazione del film alla Mostra veneziana. Il resto, benché ottimamente confezionato, non lascia tracce di originalità nella memoria.

IL RITORNO DI CASANOVA
Regia:  Gabriele Salvatores
Cast: Toni Servillo, Fabrizio Bentivoglio, Sara Serraiocco, Natalino Balasso, Alessandro Besentini, Bianca Panconi
Italia/Francia 2023
Durata: 95′

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.