Venezia 75 Schede Cinema Filmcronache

YOUR FACE – Il tuo volto (Tsai Ming-liang)

Tsai Ming-liang non è regista che accetti il compromesso, mai. Piuttosto sollecita lo spettatore, gli impone tempi che richiedono pazienza, riflessione, attesa. Il tuo volto rappresenta il grado zero di questo cinema. Facce, facce di fronte alla telecamera per lunghissimi minuti, e poco altro. Di quelle facce fai in tempo a scrutare ogni singolo poro, ogni ruga, ogni imperfezione, ogni minima smorfia. Cosa fa una persona con una macchina da presa in faccia? Ride, fa le smorfie, dorme, resiste.

Il regista sembra farci rivivere la celebre performance di Marina Abramovic quando restò seduta immobile di fronte ai fruitori perplessi. Solo che qui di mezzo c’è lo schermo. Allora è facile aprire un discorso teorico e filosofico su cosa sia oggi lo schermo e la macchina da presa, ma sembra che alla base di questa operazione ci sia altro. C’è lo stupore per quei volti, quelle vite che solo raramente si espongono a parole, ma che significano, pretendono di entrarci dentro e avere un senso, un ruolo, un significato. Questo è un uomo, sembra dirci Tsai Ming-liang, né bello né brutto, né un eroe né un assassino, ma uno come tanti, che porta sul volto i segni del tempo. Persone per lo più anziane, che hanno già fatto un percorso, sui cui volti puoi vedere ogni singolo passo, ogni pietra miliare di quella strada.

A trionfare è il tempo: statico, quasi immobile, nel film, ma lunghissimo e variegato nelle vite che alcuni di loro raccontano. La luce intercetta quei volti per rivelare lincedere del tempo. Non c’è nostalgia, o non sempre, c’è la presa datto che il tempo passa, che le occasioni sono state a volte colte e a volte perdute, ma non è questo il più grande inno alla vita che si possa concepire?

Discrete, tutte giocate in sottrazione e tutte volte a mettersi al servizio di un film, che è più una serie di dipinti che una narrazione, le musiche sempre perfette di Ryuichi Sakamoto.

Scrivi un commento...

Sull'autore

Alessandro Cinquegrani