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INFERNO (Ron Howard)

Quando il professor Langdon si sveglia sdraiato su un letto d’ospedale di Firenze non ha il minimo ricordo di quanto gli sia accaduto. È assistito dalla dottoressa Brooks, che lo aiuta a uscire dai guai non appena questi si presentano. Di fatto, il grande esperto di simbologia religiosa è tallonato da diversi individui che lo vogliono uccidere. Ben presto si scopre che il mandante è colui che ha messo a punto un virus – chiamato Inferno – pronto a liberare il pianeta dal sovrappopolamento, una sorta di “peste nera” simile a quella citata da Dante. Per Langdon la missione è impedire che il virus contagi l’umanità.

Blockbuster mistery per eccellenza, il film ispirato all’omonimo bestseller di Dan Brown del 2013 è in grado di muovere le platee. E ciò non tanto per la sua qualità, quanto per l’impatto carismatico che la saga su Robert Langdon ha suscitato dall’uscita de Il Codice da Vinci, proseguita poi con quella di Angeli e demoni. Sia i libri che i film, tutti diretti dall’hollywoodiano Ron Howard, hanno sbancato. Al di là dunque della distribuzione massificata da parte della Warner Bros, il franchise contiene elementi di attrattiva indiscutibile, che superano persino quelli sui supereroi fantasy o fantascientifici, forse presenti in eccesso sul mercato. Il pubblico sembra mostrare un crescente interesse verso l’esoterismo romanzato, tanto da annoverare Dan Brown quale “lo scrittore di thriller più venduto nella storia”. Se Il Codice segnava la novità letterario/cinematografica, Angeli e demoni suscitava la curiosità in quanto sequel, Inferno ci tocca ancora più da vicino, essendo quasi interamente girato e ambientato in Italia (Firenze, Venezia) e toccando la “materia” del Sommo Poeta. Dante, come tutti i riferimenti storico-culturali, è naturalmente un pretesto per colpire altrove e lontano: la sua prima Cantica diventa nientemeno che il nome di un virus letale. Il plot di Inferno, dunque, lavora più sullo scontro diretto fra il Bene e il Male che non sulle sottigliezze simboliche e tanto meno metaforiche. La conclusione è che il filmone rispecchia le attese del pure entertainment, allineandosi con il desiderio di evasione e di adrenalina visiva maturato dagli spettatori meno sofisticati.

Regia: Ron Howard

Cast: Tom Hanks, Felicity Jones, Omar Sy, Ben Foster, Sidse Babett Knudsen

Durata: 121′

USA 2016

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.