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INVELLE (Simone Massi)
La storia italiana raccontata attraverso lo sguardo dei bambini

Un mastodontico lavoro per decine di disegnatori sotto la guida di Simone Massi. Il primo lungometraggio animato del regista marchigiano è una perla, un lavoro di scrittura, disegno, recitazione, suono e musica come raramente se nevedono nella produzione contemporanea, in particolare in quella nazionale.

Durante la visione di Invelle siamo travolti dalla poesia di un racconto corale, di cui protagonista è la comunità rurale di Pergola, paese nativo dell’autore, seguendo un percorso che intreccia racconti famigliari alla tragica storia dell’Italia del Secolo Breve. Con pennellate degne di un capolavoro la storia nazionale passa dalla Spagnola ai conflitti mondiali, dalla ricostruzione allo stragismo, dalla ripresa economi ai conflitti operai passando per il tema dell’inurbazione e dell’abbandono delle campagne. Voci, suoni, musiche, linguaggi sorreggono il disegno in bianco e nero, tratteggiato di colori solo nei momenti essenziali, come il rosso del sangue del sacrificio, il giallo di un limone e i colori del carnevale. Particolarmente toccanti le vicende del rapimento e morte di Aldo Moro, e la rievocazione sonora della strage di Piazza Loggia a Brescia.

La narrazione segue tre sezioni, ognuna con al centro un bambino o una bambina che tiene le fila gravitazionali della storia. Nel 1918 Zelinda è una bambina contadina con la madre andata in Cielo e il padre in guerra. Le tocca smettere l’infanzia velocemente e diventare madre dei fratelli più piccoli, resposabile degli animali e della casa, rinunciando alla scuola e ricevendo una minima istruzione domestica. Nel 1943 Assunta è una bambina contadina che cresce durante un’altra guerra, questa volta arriva in casa, con i soldati che invadono il borgo e gli uomini fuggiti sui monti, quando la guerra finisce bisogna ricostruire e diventare grandi in fretta, lasciando la scuola per tenere la casa e gli animali. Nel 1978 Icaro è un bambino contadino che deve andare via dalla campagna con i suoi genitori, perchè essere contadini è una vergogna, e deve fare e farà quello che non è stato possibile per sua madre e sua nonna.

Il dialetto del luogo, dal timbro melodico, dona anche il titolo poetico di “Invelle” – nessun luogo – al film. Come dice il regista “un non luogo da cui la Storia con la maiuscola ha preso e preteso tutto quello che voleva e poteva. In cambio abbiamo avuto le storie con la minuscola, quelle che o le tramandi a voce oppure si perdono.”

A dare voce al non-luogo sono sia gli abitanti di Pergola, sia attori della levatura di Marco Baliani, Ascanio Celestini, Mimmo Cuticchio, Luigi Lo Cascio, Neri Marcorè, Toni Servillo e Filippo Timi. Alcuni riconoscibili, altri calati nel dialetto marchigiano.

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Sull'autore

Simone Agnetti

Simone E. Agnetti, Brescia 1979, è Laureato con una tesi sul Cinema di Famiglia all’Università Cattolica di Brescia, è animatore culturale e organizzatore di eventi, collabora con ANCCI e ACEC, promuove iniziative artistiche, storiche, culturali e cinematografiche.