Francesco Crispino recensisce Jouer aver le feu di Delphine e & Muriel Coulin con Vincent Lindon.
Adattamento di Ce qu’il faut de nuit, romanzo d’esordio di Laurent Petitmangin con il quale ha ottenuto importanti riconoscimenti in patria, e ambientato nella regione della Lorena, Jouer avec le feu mette al centro il tema della frattura che si determina all’interno di un ambiente familiare in seguito a un evento che ne mette in discussione l’unità. Tema che qui dialoga e confligge con quello della massiccia adesione ideologica nei confronti dell’estrema destra, che nell’opera riguarda specificatamente la Francia, ma che è trasversale a quasi tutto l’Occidente.
Del quarto lungometraggio di Delphine e & Muriel Coulin – il cui bel film d’esordio (17 ragazze) già metteva in evidenza il tema che ne informa l’intera filmografia, ovvero il rapporto tra la dimensione individuale e quella collettiva -, sono infatti protagonisti un padre, fortemente radicato nell’ambiente sindacale dei ferrovieri della cittadina di Vilerupt, e i suoi due figli, il più anziano dei quali inizia a manifestare le proprie idee neofasciste passando ben presto anche alle azioni e provocando in tal modo una forte reazione da parte del genitore. Il quale, tentando un recupero anche attraverso l’ausilio del figlio minore senza però riscontrare alcuna resipiscenza da parte del primogenito, quando egli si rende protagonista di un’aggressione omicida, decide di smettere di aiutarlo e di interrompere la relazione.
Jouer aver le feu è insomma un’opera in cui vengono messe insieme la dimensione universale con quella contingente, il cui aspro conflitto è determinato da un fuoricampo incombente identificato dall’elemento materno, la cui assenza pesa in maniera decisiva nella vicenda. Peccato però che tutto ciò sia sviluppato in maniera convenzionale, con una drammaturgia programmatica che fa procedere la narrazione in maniera prevedibile e artificiosa. Un lavoro che probabilmente sarebbe trascurabile se non fosse impreziosito dalla solita, illuminante ed emozionante interpretazione di Vincent Lindon, al quale basta un monologo per elevare il film a un livello superiore.