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LA QUERCIA E I SUOI ABITANTI (Laurent Charbonnier e Michel Seydoux)
La Forma della Natura

C’era una volta e c’è tuttora… una grande quercia, vecchia oltre 210 anni, diventata pilastro e punto di riferimento per un intero microuniverso di piccoli abitanti. Qui lo scoiattolo raccoglie le sue provviste, le formiche edificano i loro regni e il topo selvatico trova riparo dal famelico rapace. Loro e molti altri sono i teneri protagonisti di una vibrante avventura per tutta la famiglia, una emozionante ode alla vita in cui la natura racconta se stessa: la propria bellezza, le proprie sfide e le splendide giornate di sole che sempre seguono i più violenti acquazzoni.

È indubbio che uno degli aspetti più significativi della produzione audiovisiva del XXI secolo si trovi nell’allargamento del territorio del documentario. Tale da renderne l’orizzonte sempre più ampio e capace di distinguersi negli ultimi anni non solo per la sua proteiforme declinazione in generi e sottogeneri, ma anche (e soprattutto) per  l’abbattimento di quella linea di confine che sembrava di separarlo nettamente dal cinema di finzione. Aspetti che si arricchiscono di una nuova prospettiva grazie a La quercia e i suoi abitanti, un’opera che, pur avendo le caratteristiche di un genere assai frequentato come il “documentario naturalistico”, in realtà se ne distanzia decisamente, caratterizzato com’è dall’insolita convergenza tra il cinema d’osservazione e quello di finzione, tra istanza documentaria ed elaborazione digitale, tra rigore scientifico ed esigenze narrative. Una curiosa convergenza che peraltro si ritrova fin dalla composizione della regia — firmata a quattro mani da un regista, nonché illustre direttore della fotografia, che vanta oltre sessanta documentari sulla fauna selvatica (Laurent Charbonnier), e una figura istituzionale, nonché produttore, che invece qui firma il suo primo film da regista (Michel Seydoux) — così come nel coinvolgimento nello script da parte di uno sceneggiatore con una cospicua filmografia e una lunga attività alle spalle come Michel Fessler.

Al di là delle novità che mette in gioco, La quercia e i suoi abitanti mostra qualità che lo elevano dall’aurea mediocritas della produzione contemporanea per originalità, profondità immersiva e capacità di rendere con semplicità la complessità della narrazione — organizzata com’è secondo il ciclo delle stagioni, intrecciata secondo le vicende di una moltitudine di  personaggi (tutti animali) e stratificata su tre livelli (quello superiore, che riproduce ciò che avviene sulla chioma dell’albero; quello del terreno su cui esso si poggia; e quello inferiore, che riproduce ciò che avviene tra le radici con un utilizzo discreto di VFX e ricorrendo a tecniche di ripresa all’avanguardia). Non solo perché è probabilmente il primo film a rendere protagonista un albero, quanto perché nessuno in precedenza aveva mai provato a far sì che lo si potesse fare attraverso gli occhi dei suoi abitanti, così da rendere la secolare quercia di Bracieux che è al centro della rappresentazione contemporaneamente ambientazione e personaggio, soggetto e sfondo. Ma anche perché la sua messa in forma è di una certa rilevanza, definita dalla scelta di elidere ogni possibile dialogo per puntare sulla presa diretta e sulla sagacia di un mix audio capace di ben amalgamarla, anche quando (in quattro occasioni) sceglie di associarla con ironia a brani musicali.

Un lavoro dunque prezioso che, proprio per la sua deflagrante immersività, meriterebbe di essere visto in sala. Il cui merito maggiore sta tuttavia nella sua capacità di arrivare a tutti, siano essi bambini o anziani afflitti da difficoltà cognitive, con la medesima forza. 

LA QUERCIA E I SUOI ABITANTI
Regia: Laurent Charbonnier e Michel Seydoux
Francia 2022
Durata 80’

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Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).