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LA VERITA’ NEGATA (Mick Jackson)
La forza della parola e la memoria dell'Olocausto

Dopo la pubblicazione nel Regno Unito del proprio libro «Denying the Holocaust: The Growing Assault on Truth and Memory», la professoressa americana Deborah Lipstadt apprende che l’autore britannico David Irving, prolifico autore di testi sulla Seconda guerra mondiale, ha deciso di citarla in giudizio per diffamazione. Ma la scoperta più sorprendente per la studiosa è che la legislazione britannica, in materia di diffamazione, prevede che l’onere della prova spetti all’imputato. La Lipstadt si trova così a dover difendere se stessa e a dover stabilire in maniera innegabile che l’Olocausto non sia stata un’invenzione…

 

Un vigoroso libro di una professoressa ebrea e americana, a metà degli anni Novanta, sulla memoria tragica dell’Olocausto. Una citazione in giudizio per diffamazione, da parte di uno storico inglese ed esperto di Hitler, ritenuto dalla studiosa statunitense un negazionista della Shoah. Un processo a Londra, lungo quattro mesi e sotto i riflettori dei media, in cui, nell’attacco e nella difesa della straziante verità storica della deportazione, su entrambe le parti in causa a pesare è la forza delle parole, stampate sui libri o pronunciate di fronte alla corte.

La verità negata, non a caso, è il titolo del bel film di Mick Jackson, basato sulla vera storia di Deborah Lipstadt, costretta a comprovare in tribunale il riconoscimento effettivo dell’Olocausto e a smentire, grazie al meticoloso lavoro del suo gruppo di avvocati guidato da Richard Rampton, le tesi negazioniste di David Irving, in aula da solo, senza difensori a libro paga.

Sullo schermo, sorrette da un ottimo senso del ritmo, scorrono le sequenze di una battaglia legale tutta giocata sul filo delle sfumature lessicali, di arringhe attente al valore semantico dei vocaboli impiegati e alle possibili conseguenze giuridiche di quei termini. Un legal movie, quello del regista inglese, impreziosito dalle eccellenti prove dei suoi protagonisti: la tenace Rachel Weisz (la Lipstadt), il puntiglioso Tom Wilkinson (Rampton) e il cinico affabulatore Timothy Spall (Irving). Un terzetto di attori davvero in gran forma, per una pellicola che si ricollega alle migliori prove sul campo in materia di istruttoria filmica. E che, pur in una direzione di marcia prevedibile, lascia allo spettatore sul finale non poche riflessioni sull’importanza, oggettiva o strumentale, del linguaggio e sui confini, spesso arbitrari, della libertà di espressione.

 

Regia Mick Jackson

 

Interpreti: Rachel Weisz, Tom Wilkinson, Timothy Spall

Origine: Usa/Regno Unito

Durata 100’

 

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.