Immaginate che lo scrittore francese Michel Houellebecq, mascherato da cardiologo, vi dica che la cosa più urgente di cui dobbiamo occuparci è quella di non essere soli e ancor più, per dirla tutta, di avere persone care che soprattutto ci tengano la mano al capezzale. Altro che Rumba Therapy… il regista, nonché attore protagonista, Franck Dubosc riserva all’illustre letterato d’oltralpe la questione focale attorno a cui fa girare tutta la sua commedia. Siamo seri, non si può andarsene soli da questo mondo: mettere in bocca questa evidenza al più dissacrante degli autori francesi contemporanei è un vero goal ai primi minuti di partita. Sarà il protagonista Tony a dover rimontare nel resto del match cercando buone soluzioni che possano mitigare la sua solitudine.

I ragazzi che ogni giorno fa salire nel suo scuolabus, e che intrattiene lunga la strada con esercizi di lingua inglese, sono gli unici umani con i quali ha un legame costante e reciproco.  In passato Tony ha fatto piazza pulita di tutti i legami che avrebbero potuto candidarsi ad una compagnia al capezzale. Una vicinanza per giunta – e qui la commedia si accende – di cui non c’è ancora un effettivo bisogno, perché il cardiologo (Houellebecq) instilla in Tony la certezza della morte in una cartella clinica non così drammatica.  Perché, sempre a parere del medico del cuore, è quantomai facile morire; il difficile è vivere… e in questo verbo c’è la sfida di amare, la complessità della gentilezza, l’umiltà della tenerezza, la semplicità dell’amicizia, l’onestà delle proprie mancanze, l’evidenza dei fallimenti ma anche la costanza di attivare nuovi processi, inedite passioni.

Tony si troverà travolto da tutte queste “professioni” sociali ed “incombenze” affettive dalle quali si era licenziato da parecchio tempo. Sì, allora c’è anche la rumba, la danza di sala, di coppia, il canto e molto altro ma tutto è organizzato nel film per ricreare trame sociali: tra padre e figlia, tra ex partner, tra vicini di casa, tra provenienze geografiche e culturali. Quindi pronti senza dubbio a ballare, e che piacere alcune sequenze fino all’ultima ricamata con “Historia de un amor”, ma soprattutto ad amare e a ringraziare per la dis-grazia di un coccolone.

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Sull'autore

Arianna Prevedello

Scrittrice e consulente, opera come animatore culturale per Sale della Comunità circoli e associazioni in ambito educativo e pastorale. Esperta di comunicazione e formazione, ha lavorato per molti anni ai progetti di pastorale della comunicazione della diocesi di Padova e come programmista al Servizio Assistenza Sale. È stata vicepresidente Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) di cui è attualmente responsabile per l’area pastorale.