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L’OMBRA DEL GIORNO (Giuseppe Piccioni)
Amore e libertà ai tempi del fascismo

Ascoli Piceno, 1938. Luciano, tiepido simpatizzante del fascismo e zoppo, decorato reduce della Prima guerra mondiale, è il proprietario di un elegante ristorante che si affaccia sull’antica piazza della città, dalla cui vetrina egli osserva il mondo esterno come protetto da una sorta di scudo. Un giorno compare una ragazza, Anna, che chiede di poter lavorare nel suo locale. Luciano la assume, facendola servire ai tavoli come cameriera. Da allora, per loro, la vita non sarà più la stessa…

A sei anni di distanza dal precedente Questi giorni, Giuseppe Piccioni torna sugli schermi con L’ombra del giorno, di cui firma anche soggetto e sceneggiatura insieme a Gualtiero Rosella e ad Annick Emdin. Un progetto che lo riporta nella sua città natale, Ascoli Piceno, e lo allontana (ma solo apparentemente) dalla contemporaneità, retrodatando le vicende agli anni Trenta. Il Luciano interpretato con misurata compostezza da Riccardo Scamarcio (pure produttore del film) e la Anna a cui Benedetta Porcaroli offre energia caratteriale e convincente sensibilità, sono anch’essi, sulla scia di un po’ tutti i protagonisti del cinema di Piccioni, ‘fuori dal mondo’, come la suora interpretata da Margherita Buy nell’omonimo lungometraggio del 1999. E questa loro ‘estraneità’ (in questo caso anche sociale e civile) al tempo del racconto, avvolto dalla cappa ossessiva del regime, è ben rintracciabile nell’aderenza delle loro interpretazioni ad un plot melodrammatico che, oltre a fornire dialoghi ispirati e credibili, riassuntivi delle sfumature psicologiche dei vari personaggi, individua nella metafora della vetrina del ristorante lo specchio riflettente e deformante della realtà.

Proprio la forzata collocazione ambientale (l’abitazione di Luciano, la cantina del ristorante, ma soprattutto l’ampia sala da pranzo e la cucina del locale), protettiva ma isolata, fa de L’ombra del giorno un kammerspiel dalle atmosfere evocative, ispirate ad una riconciliazione esistenziale, in primis con se stessi (un po’ come in Concorrenza sleale di Ettore Scola, anch’esso situato non a caso nel 1938 delle leggi razziali), alimentate dal buon funzionamento dei personaggi laterali (tranne un uomo molto vicino ad Anna, la cui entrata in scena dalla Francia non giova affatto alla narrazione, intralciandola) e ad una attenzione non comune ai dettagli d’epoca.

Il soffocamento delle libertà individuali e l’ingresso in guerra sono lasciati volutamente fuori campo da Piccioni: la love story tra Luciano e Anna, dunque, prende forma in un luogo ben definito e con progressione coerente. Però, nelle sue due ore e cinque muniti di durata, il film non riesce a mantenere intatta la naturalezza descrittiva, subendo in alcuni passaggi una netta stagnazione. E anche i meccanismi di regia, talvolta, sembrano perdere di efficacia adagiandosi su un’estetica di derivazione prettamente televisiva.

L’OMBRA DEL GIORNO
Regia: Giuseppe Piccioni
Interpreti: Riccardo Scamarcio, Benedetta Porcaroli, Waël Sersoub, Lino Musella, Vincenzo Nemolato
Nazionalità: Italia, 2021
Durata: 125’

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.