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PRANK (Vincent Biron)

Noto e apprezzato a livello internazionale per i quattro cortometraggi finora realizzati, il regista canadese Vincent Biron approda a Venezia con il suo primo lungometraggio, Prank, un racconto di formazione dal ritmo incalzante e deciso.

Il film ci presenta la storia di Stefie, adolescente solo e annoiato che abita in un sobborgo piatto, senza identità. Ad interrompere la quotidianità di Stefie, trascorsa ad ascoltare musica in cuffia e a lanciare una palla contro il muro, è il giovane Martin, sfrontato e arrogante, che assieme alla fidanzata Lèa e all’amico Jean-Sé inganna la noia combinando bravate, spesso di cattivo gusto. Figli del loro tempo, i tre teppisti pianificano con ingegno lo scherzo (prank, appunto), lo mettono in atto, lo filmano e lo postano sui social.

Al goffo e maldestro Stefie viene chiesto di diventare complice di queste performances, che sembrano rivelare anche un certo potenziale creativo del gruppo, soprattutto di Jean-Sé. Stef si trova di colpo coinvolto in un mondo che non gli appartiene ma da cui è attratto, incuriosito e divertito. Ogni azione compiuta con loro rappresenta, nel bene o nel male, un confine varcato.

Senza grandi pretese – e con un budget estremamente contenuto – il film procede con energia cogliendo un tema critico nell’orizzonte adolescenziale: la scelta tra una compagnia mediocre, ma pur sempre una compagnia, o la solitudine. Con uno sguardo piuttosto distaccato rispetto ai protagonisti, il regista tratteggia il disagio provocato dalla mancanza di prospettive, che rivela come anche i soggetti più aggressivi siano, in realtà, vittime.

 

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Sull'autore

Marta Meneguzzo