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ROGER WATERS US + THEM (Sean Evans, Roger Waters)
Un appello all’umanità, sulle note dei Pink Floyd

Sintesi in immagini high tech del tour che l’ex bassista e “mente” creativa dei Pink Floyd ha portato in giro per il mondo dal maggio 2017 al dicembre 2018 (da Kansas City, nel Missouri, a Monterrey, in Messico, passando per l’Australia, la Nuova Zelanda, l’Europa, la Russia), con 156 esibizioni davanti a più di due milioni di persone, Roger Waters Us + Them è un evento sensoriale e immersivo, trascinato dalla riproposizione di celebri brani della band inglese (compresa quella Us and Them che dà il titolo al film-concerto), tratti da album altrettanto famosi (The Wall, Animals, Wish you were here, The dark side of the moon), alternati a canzoni del nuovo album di Waters, Is this the life we really want?

La musica, innanzitutto. Con (quasi) l’intero album The dark side of the moon (pubblicato nel 1973, 45 milioni di copie vendute) a ripercorrere, sul filo sensibile della memoria, il viaggio onirico e psichedelico dei Pink Floyd. Ma, insieme alla musica, l’impegno sociale e la denuncia politica di Roger Waters, da sempre sferzante osservatore delle distorsioni della democrazia, ostinato pacifista e convinto sostenitore di cause umanitarie. Molto più di un (entusiasmante) film-concerto, dunque, Roger Waters Us + Them, diretto dallo stesso musicista con Sean Evans (già in cabina di regia per il precedente The Wall), lancia dal palco messaggi, accuse e speranze. E non solo note e parole.

Un “invito all’azione”, un appello all’umanità affinché “si entri in empatia gli uni con gli altri e si agisca collettivamente per il bene del nostro pianeta”, con i testi e le partiture di Pigs e Dogs, Money e One of these days, Welcome to the machine e Another brick in the wall, prelevati dal glorioso passato, ad adattarsi perfettamente ai giorni nostri, ad un mondo segnato, oggi come ieri, da guerre e discriminazioni, nevrosi e alienazione, conformismo e avidità. A 75 anni, le dita a percuotere ancora e sempre le quattro corde del basso, la voce affaticata ma rabbiosa, Waters non ha smarrito coscienza civile e volontà di indignazione. Prima il bersaglio era la Thatcher, ora è Trump. E il grido d’allarme, in uno show ad altissima definizione digitale che invade lo schermo di luci, laser e meraviglie visive (come le ciminiere della centrale elettrica di Battersea, a Londra, riprodotta su due enormi schermi mobili che tagliano in due il pubblico seduto in platea), si alza in difesa dei rifugiati che scappano dai loro Paesi e incalza i ‘signori della guerra’, proprio mentre una lunga schiera di ragazze e ragazzi, vestiti da prigionieri in stile Guantanamo, si libera di cappucci e tute arancioni.

Avvolto in una plumbea, orwelliana ‘nuvola’ distopica, Roger Waters Us + Them (in programmazione nelle sale italiane solo il 7, l’8 e il 9 ottobre), reclama, come antidoto alla sopraffazione, empatia e consapevolezza. Un traguardo, almeno stando ai giovani ripresi in prima fila e partecipi fino alle lacrime, pienamente raggiunto.

Regia: Sean Evans, Roger Waters

Nazionalità: GB, 2019

Durata: 122’ minuti

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.