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SOTTO LE NUVOLE (Gianfranco Rosi)
Zibaldone partenopeo

Il passato e il presente, il suolo e il sottosuolo, le memorie mescolate in un caos endogeno in continua ebollizione. È da questa osservazione di Napoli e delle sponde vesuviane, protratta per tre anni, che Gianfranco Rosi ha creato il suo settimo lungometraggio documentaristico, titolato Sotto le nuvole. Restituita in un bianco e nero suggestivo, assolutamente inedito per la città dai “mille colori” per dirla con Pino Daniele, la metropoli partenopea diventa luogo simbolico e metafisico di un’istantanea che scava e recupera frammenti di verità, tanto si trovino nelle antiche stanze di Pompei quanto in quelle tecnologiche dei vigili del fuoco intenti ad ascoltare e prendersi cura dei bisogni della popolazione. Tutto coesiste nella narrazione napoletana di Rosi, italiano e cosmopolita dallo sguardo da sempre equidistante a qualunque angolo del pianeta si collochi: le navi piene di grano ucraino che giungono al porto e vengono scaricate da operai siriani, il maestro che offre ai ragazzi di strada il suo tempo e il sapere improvvisando un utile doposcuola, la curatrice degli spazi sottostanti al museo nazionale che cerca di preservare memorie e identità di tutto quanto ivi viene riposto, magari non degno di esposizione nelle sale museali. Tale macchina del tempo e dello spazio, posta sotto un cielo mai sereno, assume dunque la forma di uno zibaldone narrativo che, tuttavia, fatica a trovare una sua forza drammaturgica, ovvero una sua originalità a esistere nella preesistente ricca fioritura audiovisiva, sia di finzione che documentaristica, dedicata a Napoli e dintorni. Si riscontra anche un indugio, spesso ingiustificato, nel reiterare alcune situazioni nell’ambito del racconto che purtroppo non fanno che appesantire il fluire del testo.

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.