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THE BRUTALIST, la videorecensione da Venezia 81
Il capitalismo e l'architettura

The Brutalist

Francesco Crispino recensisce The Brutalist, il film di Brady Corbet presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 81.

Scritto insieme alla moglie Mona Fastvold, filmato in uno sfolgorante 70mm e articolato in due lunghe parti, spezzate da un intervallo voluto dallo stesso autore, e precedute da un’ouverture e da un epilogo, il terzo lungometraggio di Brady Corbet è ancora una volta articolato come una riflessione sul Potere e sulla sua fagocitante degenerazione. Costruito come un falso biopic di Lazlo Toth, immaginario architetto ungherese della Bauhaus di Dessau, The Brutalist ne racconta la vita dal suo arrivo nel 1947 negli Stati Uniti fino al 1960, anno in cui prende finalmente forma la sua prima importante opera americana.

Come già i protagonisti dei due lavori precedenti, Toth è una figura simbolica, e il suo doloroso percorso esistenziale, segnato dalla separazione e dalla dipendenza dall’eroina, è utilizzato da Corbet non solo per fargli incarnare l’evoluzione del modernismo architettonico novecentesco, quanto come chiave per mettere in scena l’altra faccia del Sogno Americano, ovvero lo specchio perverso e deformato del suo Capitalismo “stupratore” e ferino.

Sì perché il brutalismo architettonico di Toth, interpretato da un Adrien Brody come sempre in grado di scavare nell’identità del proprio personaggio per metterne in luce pieghe e ambiguità, non solo si riflette in quello del suo mecenate americano, l’irascibile e prosaico miliardario Von Buren interpretato da Guy Pearce, ma ne è anzi la risposta, la diretta conseguenza. Un discorso che, al netto di un’affabulazione ben organizzata ma a cui forse manca il dono della sintesi, sembra peraltro già essere contenuto nel magnifico pianosequenza iscritto nell’ouverture, laddove l’arrivo a Ellis Island del protagonista è rappresentato come un’anabasi il cui punto di arrivo è rappresentato da un’ingannevole immagine della libertà.

Elogio della resilienza dell’idea, della magia dell’essenziale, della forma come ribellione all’azione corruttrice, The Brutalist è però, anche e soprattutto, una vibrante accusa verso l’umorale, violenta, impoetica cultura Wasp americana. Un monito pronto a farsi  incandescente segno su pietra.

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Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).

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