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THE HANGING SUN – – SOLE DI MEZZANOTTE (Francesco Carrozzini)
Padri, figli e prese di coscienza

John è un killer in fuga dopo aver tradito suo padre, il boss per cui lavorava. Inseguito dal fratello Michael, si dirige verso l’estremo nord. Arriva in un paesino isolato, dove il sole non tramonta mai, popolato da una piccola comunità che vive seguendo rigorosi precetti religiosi. Lì incontra Lea, che ha appena perso il marito (un uomo violento morto in mare), madre del piccolo Caleb, un bambino curioso dal cuore puro. Per Lea, John è il primo individuo in grado di offrirle protezione, ma senza privarla della sua libertà; per Caleb, il nuovo arrivato è invece una figura paterna insperata, con la quale egli può condividere il suo mondo interiore. Anche John sembra intravedere in questo incontro la possibilità di redenzione e di una nuova vita. Ma tra gli alberi della foresta e il gelo, si ritroverà a fare i conti con un passato che torna a tormentarlo…

Basato sul romanzo Sole di mezzanotte (2015) di Jo Nesbø, girato in Norvegia, tra Alesund e Fosnava, film di chiusura, Fuori concorso, della 79° Mostra di Venezia, The Hanging Sun è una più che dignitosa trasposizione in immagini delle pagine dello scrittore di Oslo. L’aderenza alle atmosfere scandinave, cupe e tese non solo dal punto di vista geografico, ma anche e soprattutto esistenziale, è il pregio maggiore del lungometraggio d’esordio di Carrozzini: l’orizzonte psicologico di John (interpretato da un magnetico Alessandro Borghi, pienamente a suo agio con la lingua inglese), offuscato e lucido al tempo stesso, e la dimensione quotidiana della giovane pescatrice Lea, che per anni ha subito gli abusi di un marito alcolizzato e non è ancora riuscita ad allontanarsi dall’orbita di un padre, il pastore del villaggio, inflessibile nei suoi princìpi, sono restituiti sullo schermo con disciplinata chiarezza espositiva. E la triangolazione famigliare, generata dal ‘collante’ costituito dal piccolo Caleb, arriva al suo punto di sintesi proprio grazie ad una ambientazione evocativa, che fa percepire il ‘tempo sospeso’ in cui si dibattono i protagonisti e, al contempo, ne determina le successive traiettorie etiche, dando forma ad un futuro difficile ma possibile.

Il rovescio della medaglia di una simile impostazione, nella sceneggiatura firmata da Stefano Bises, è una certa, inevitabile schematizzazione, soprattutto nel rapporto tra John, Lea e i loro rispettivi padri. Enfatizzato dal ricorso costante al flashback, l’arretramento delle vicende famigliari del killer, alternato sistematicamente al presente, nel suo bisogno di riconnettere i fili della storia arriva talvolta ad appiattire gli sviluppi del plot. Allo stesso modo, la presa di coscienza e l’emancipazione della donna dal soffocante genitore e dai suoi ambigui codici morali segue vie forse consuete e prevedibili. Ma, in generale, The Hanging Sun rispetta i silenzi e i tempi dilatati del testo di partenza, non sciupa, banalizzandoli, i dialoghi più significativi, trae forza dalle interpretazioni convincenti di tutto il cast.

Regia: Francesco Carrozzini

Interpreti: Alessandro Borghi, Jessica Brown Findlay, Sam Spruell, Peter Mullan

Nazionalità: Italia, Regno Unito, 2022

Durata: 93’

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.