Roma, un parco del quartiere Esquilino. In una mattina di primavera all’improvviso dal cielo cade un oggetto misterioso. L’oggetto, che poi è un corpo, va a conficcarsi esattamente in una vecchia pietra tombale presso l’antica porta alchemica per riemergerne poco dopo come a seguito di un lungo sonno. Il corpo in questione ha la sagoma di Benito Mussolini, redivivo. Questi, in perfetta uniforme fascista, cerca subito un orientamento spazio-temporale finché viene trovato dal giornalista freelance Canaletti che lo scambia per un attore perfettamente mimetico al Duce. Il giovane comprende subito la potenzialità mediatica del personaggio e ne vuole fare un documentario on the road per l’Italia. Se non fosse che l’oscuro figuro ha ben altri obiettivi..
Sono tornato non è solo un film, ma la netta provocazione a una buona fetta del popolo italiano contemporaneo: accidioso, smemorato e certamente superficiale. Luca Miniero, che ne ha adattato il remake italiano dall’originale tedesco Lui è tornato (Er ist wieder da, 2015) di David Wnendt, evidentemente riferito a Hitler, ha anzitutto guardato in faccia il potenziale pubblico del suo film, con lo scopo di farlo certamente ridere ma soprattutto di metterlo a disagio, in altre parole di farlo sentire visceralmente colpevole del fatto che sta divertendosi per e con il Duce. Perché a null’altro quanto Miniero e Nicola Guaglianone hanno confezionato in sceneggiatura è orientato, ovvero far percepire la limpida e concreta possibilità che un personaggio malvagio ma seducente quando Mussolini possa ancora oggi affascinare e affabulare più generazioni di persone. Con il conseguente e noto rischio di un ritorno (nostalgico ma non solo) a forme di totalitarismo dittatoriale. Il tono della commedia rievoca il cinismo irriverente dei maestri, da Risi a Monicelli, per intenderci, ove la risata non è mai fine a se stessa, preludendo a un finale (il punto più alto del film) in cui al divertimento si sostituisce il dramma di una ipotetica ripresa di consensi da parte del Duce, osannato sui Fori Imperiali con tanto di saluti fascisti dai passanti. Fatte le dovute lodi ai lati migliori del film, non possono mancare le non poche critiche, riferite soprattutto agli elementi di cornice del nucleo principale, incarnato dalla magniloquente performance di Massimo Popolizio, senza dubbio la punta di diamante dell’operetta satirica di Miniero. La debolezza, dunque, giace proprio nella fiacca messa in sceneggiatura e poi in regia di un universo pieno di cliché, di figurine bidimensionali, di dialoghi inutili e facilmente dimenticabili. E’ presumibile esistano proprio per fare da contrasto alla forza assertiva del personaggio-duce, va da sé comunque che il film risulti riuscito solo a metà.
SONO TORNATO
Regia di Luca Miniero
Con Massimo Popolizio, Frank Matano, Stefania Rocca, Gioele Dix, Guglielmo Favilla
Italia, 2018
Durata 100′