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TRA TERRA E CIELO
Online il secondo numero di Filmcronache per il 2023

La terra, le radici, l’identità. Un itinerario cinematografico che, contrassegnato dal legame con il territorio (inteso come ricorrente ‘spazio dell’anima’), dall’isolamento forzato e dalla prevaricazione conduce, alzando lo sguardo, all’autocoscienza e alla pacificazione interiore. Fino all’”alzati e cammina verso di me” e al percorso di salvezza contenuti in un film paradigmatico come The Whale.

È intitolato, non a caso, “Tra terra e cielo”, il nuovo numero di Filmcronache: un viaggio in immagini materico e metafisico che, articolato in una triplice scansione saggistica, raggruppa un vasto corpus di titoli recenti, mettendo a fuoco, al loro interno, diverse gradazioni esperienziali e relazionali. Nel primo intervento sul tema, chi scrive, in un’ampia panoramica, ragiona su senso di appartenenza ai propri luoghi ed estromissione dai legittimi confini: da As bestas a Le otto montagne, passando per film come Klondike, Utama – Le terre dimenticate, Terra e polvere, Io vivo altrove! e Il frutto della tarda estate, le declinazioni conflittuali di titoli immersi nella materia, con un aggregato umano prigioniero di un’atavica pulsione alla sopraffazione, lasciano il posto, man mano, a variazioni esistenziali più intime e distese, in cui la dimensione naturalistica e la coltivazione dei campi appaiono come fughe dalle derive del mondo moderno. Simone Agnetti, invece, indagando il rapporto tra l’umano e il divino, in un’ottica di superamento delle dinamiche strettamente terrene, si interroga su quali forme può assumere, nel cinema contemporaneo, la presenza del sacro, rintracciando qualche possibile risposta nell’affascinante Godland – Nella terra di Dio, nella figura Christi di Miracol- Storia di destini incrociati, nel contraddittorio ascolto della Parola ne La cospirazione del Cairo, Women Talking – Il diritto di scegliere e Profeti. Allo stesso modo, nel suo contributo saggistico padre Guido Bertagna analizza in profondità il film di Darren Aronofsky, storia di “trasformazione e trascendenza” che si rapporta al Moby Dick di Melville: Charlie come Ishmael, cinque giorni per riabbracciare il passato e aprire un futuro, sei personaggi incapaci di farsi illuminare dalla verità. E un appartamento-sepolcro dal quale innalzarsi in una dimensione angelica.

A chiudere questo numero di Filmcronache una lunga coda analitica dedicata al Festival di Cannes: un’edizione sospesa tematicamente tra verità e finzione: la riproduzione oggettiva della quotidianità e la sua reinterpretazione soggettiva, con in mezzo tutta l’ambiguità del reale, a cominciare dalla Palma d’oro, Anatomie d’une chute di Justine Triet, e dal Gran premio della giuria, The Zone of interest di Jonathan Glazer. Buona lettura.

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.