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TRUE THINGS (Harry Wootliff)
Un viaggio intimo e autodistruttivo ma con sguardo datato

L’identità di True Things di Harry Wootliff va indagata nella frequentazione del suo opposto, genericamente inteso come tutto quanto appare falso, finto, ingannevole. Perché è su questo che la cineasta britannica sembra condurre lo spettatore attraverso il punto di vista di una donna smarrita: abitare l’estraneità del proprio sé per rintracciarne i frammenti, e successivamente ricomporli.

Adattamento del bestseller di Deborah Key Davies True Things About Me, il secondo lungometraggio di finzione di Wootliff pone al centro la fragile esistenza di Kate (un’intensa Ruth Wilson), una giovane single del nord Inghilterra impiegata di giorno e solitaria di sera. È la migliore amica che, dopo averle procurato la sicurezza nel posto di lavoro, l’aiuta a rifarsi un’esistenza relazionale attraverso siti d’incontri al buio o presentandole amici propri. Ma la natura di Kate ambisce ad altro, e nel caos della propria psiche sempre ai limiti del crollo, si lascia trasportare da una relazione sessuale istintiva e istantanea con un aitante cliente. L’attrazione è irresistibile e perfetta ad incoraggiare le problematiche esistenziali della giovane.

Con la Wilson sempre in scena, talvolta condivisa con il comprimario Tom Burke nei panni del classico lover bello e maledetto, assistiamo al viaggio intimo e autodistruttivo di una figura femminile dall’identificazione solo parziale. Il registro è melodrammatico, lo stile sufficientemente plausibile da risultare credibile, ma lo sguardo da cui discende l’architettura complessiva dell’opera è assolutamente datato.

 

TRUE THINGS
Regia: Harry Wootliff
Durata: 102’
Regno Unito, 2021
Interpreti: Ruth Wilson, Tom Burke, Hayley Squires

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.