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UNA FESTA DEL CINEMA “VERY BRITISH”
Segnalazioni dal red carpet della RFF14

Visto l’eccellente valore artistico, le robuste prestazioni attoriali e il proverbiale british humour, verrebbe da dire, a sintesi dei primi giorni di proiezioni della 14ª Festa del cinema di Roma (prendendo a prestito il titolo di un film del 2006 di Shane Meadows), this is England! Dal cilindro della Festa sono infatti usciti gioielli come Military Wives e Downton Abbey e un adrenalinico adventure-movie come The Aeronauts.

Se in Full Monty (1997) era la mancanza di lavoro, e in Lucky Break (2001) la privazione della libertà, in Military Wives a smuovere personaggi e vicende è invece l’assenza dei mariti-soldati delle mogli di una base militare inglese, partiti in missione in Afghanistan. Nel cinema di Peter Cattaneo è sempre la separazione da qualcosa o qualcuno a fare da traino. Un limite che, nei film del regista britannico, si trasforma spesso in un punto a favore, trattando le tese atmosfere di partenza con ariosa leggerezza di toni e, di conseguenza, facendo scivolare il dramma in commedia. Ispirato ad una storia vera, Military Wives è una di quelle opere ‘a presa rapida’ per l’immediatezza empatica che genera nello spettatore, sospinto dalla capacità delle interpreti (su tutte, Kristin Scott Thomas) di condensare su di sé, allo stesso tempo, spaesamento esistenziale e desiderio di riscatto, frustrante senso di abbandono e rigenerante forza d’animo. Film tutto ‘al femminile’, Military Wives, raccontando della formazione di un coro di sole donne per placare sia l’inquietudine per la sorte dei coniugi al fronte che la monotonia di giornate prive di un vero scopo, diverte e fa riflettere. Corredando la linea narrativa principale (le prove musicali) con significativi sottotesti (il ruolo genitoriale, l’orizzonte adolescenziale, il rapporto tra i sessi) e componendo un ritratto complessivo ‘in rosa’ animato da grazia e perseveranza.

Caratteristiche simili, ma declinate in un suggestivo contesto storico-nobiliare, in Downton Abbey. Il film di Michael Engler è l’impeccabile trasposizione cinematografica della celebre serie tv, che dopo sei gloriose stagioni e 52 episodi riprende e rilancia le vicende dell’aristocratica famiglia Crawley: nella loro splendida tenuta nello Yorkshire in un giorno del 1927 sono in arrivo nientemeno che il re Giorgio V e la regina Mary, con tanto di servitù al seguito (maggiordomi, cuochi, dame di corte). Dalla preparazione di una sfarzosa cena, da studiare in ogni minimo dettaglio, il film inanella un sottile, ironico, talvolta sarcastico filo narrativo che, grazie ad una sceneggiatura perfetta (firmata da Julian Fellowes, già autore dello script di Gosford Park di Robert Altman, evidente predecessore del film di Engler) e a interpretazioni eccellenti (da Maggie Smith a Imelda Staunton), esplora con finezza psicologica, brillantezza di dialoghi e acutezza sociale vizi e virtù sia dell’entourage dei sovrani del Regno Unito che del nutrito gruppo dei domestici di Downton Abbey. Sviluppando intrighi e ribellioni, nelle stanze altolocate della nobiltà come ai piani bassi delle maestranze di casa Crawley, sempre tenendo alto, in ogni caso, il prestigio della Casa reale inglese.

Anche The Aeronauts mostra una felice vivacità narrativa, un buon registro attoriale, una rocambolesca scioltezza nella descrizione delle vicende. Solo due, in realtà, i protagonisti, Felicity Jones ed Eddie Redmayne (già ammirati ne La teoria del tutto), anziché il cast allargato sia di Military Wives sia di Downton Abbey, ma ben affiatati e al servizio di una storia avvincente e pionieristica: quella (vera) dell’ambizioso meteorologo James Glaisher e della (immaginaria) intrepida pilota Amelia Wren, che nella Londra del 1862 salparono in mongolfiera per superare ogni record di ascensione nello spazio. Il film di Tom Harper è tanto semplice quanto piacevole, poco importa se, in più passaggi, il racconto non risponda a criteri di attendibilità storica o di plausibilità scientifica. Quel che conta è che, a bordo del pallone aerostatico, ci sia idealmente anche lo spettatore. Spesso impaurito per le violenti correnti atmosferiche che minacciano a più riprese la spedizione e la vita stessa dell’equipaggio, talvolta stupefatto per il maestoso silenzio del cielo e la salita vertiginosa della mongolfiera verso l’ignoto. Ma sempre dalla parte dei due giovani, impavidi eroi. In cerca di un riscatto dalle amarezze terrene rintracciato, con l’audacia dei sognatori, tra le nuvole e le stelle.

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.