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UNSANE (Steven Soderbergh)
La follia e l'Identità

Costretta a lasciare Boston per sfuggire alla minaccia di uno stalker che la perseguita, Sawyer finisce in una clinica psichiatrica in seguito al raggiro di una terapista che la costringe a ricoverarsi. Ne comprende il reale motivo solo quando incontra un giornalista che, sotto mentite spoglie, sta indagando sulla truffa organizzata dalla clinica ai danni di alcuni pazienti per riceverne i contributi dell’assicurazione sanitaria. Mentre cerca di organizzare la propria fuga però, Sawyer scopre che il proprio stalker è entrato a far parte dell’organico della clinica.

Girato in sole due settimane e utilizzando una tecnologia rivoluzionaria rispetto agli standard abituali (l’intero film è stato infatti filmato con un Iphone 7plus cui sono state aggiunte solo delle lenti per avere a disposizione l’intero parco obiettivi), Unsane rappresenta l’ennesima sfida di Steven Soderbergh all’apparatus cinematografico. Una sfida ancora una volta vinta che, oltre a restituirgli la prolificità precedentemente smarrita – due lungometraggi (La truffa dei Logan oltre al titolo in questione) e una serie tv (Mosaic) solo nell’ultimo anno -, conferma anche le proteiformi qualità di filmmaker del cineasta di Atlanta (qui autore anche della fotografia e del montaggio oltre che della regia). Qualità che riflettono una personalità decisamente fuori del comune, connotata da un’ambivalenza che la fa muovere indifferentemente tra titoli blockbuster a budget medio-alti (il caper movie de La truffa dei Logan ad esempio) e operazioni neosperimentali low-budget indirizzate a scardinare il sistema narrativo (Mosaic) o i modi di produzione tradizionali.

Mescolando il thriller con l’horror, Unsane è un film che vibra di un percorso esistenziale capace di stratificarsi in molteplici livelli di lettura, come peraltro spesso succede in molti dei film del cineasta americano. Un testo che, attraverso la Follia, mette al centro il discorso sull’Identità, ma nel quale sono innervati alcuni dei temi che attraversano la filmografia di Soderbergh. Quello della truffa ad esempio, che scorre carsicamente lungo l’intera opera, declinato sia in versioni brillanti (come nella trilogia Ocean ad esempio) che in quelle drammatiche (Erin Brockovich). Oppure l’ambiguità che pervade il rapporto tra realtà e finzione o che sfuma il limite tra coscienza e incoscienza e che viene sempre qualificata da punti di vista instabili, incerti, schizoidi. Oppure ancora le dinamiche del potere con cui hanno a che fare i personaggi dell’autore di Traffic e che finiscono per travolgerli. Un carnet tematico che finisce per moltiplicarsi con l’utilizzo evocativo dei volti, destinati a creare cortocircuiti emozionali e a consentire l’irruzione del simbolico nella messinscena – qui la protagonista Claire Foy porta inevitabilmente con sé i tratti della Queen dell’omonima serie tv, mentre l’antagonista Joshua Leonard collega il film a The Blair Witch project, dal momento che proprio Leonard ne è uno degli autori. Per tutti questi motivi insomma, Unsane è da considerarsi come un film dalla doppia anima: compendio del cinema di Soderbergh, ma anche l’ennesima sfida di un autore sempre disposto a ripensare il cinema, a perlustrarne gli orizzonti.

 

Regia Steven Soderbergh

Con Claire Foy (Sawyer Valentini), Joshua Leonard (David Strine), Jay Pharoah (Nate Hoffman)

USA 2018

Durata 97’

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Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).