La sesta collaborazione tra l’italiano Alessandro Cassigoli e l’americano Casey Kaufman ha innanzitutto il merito di segnarne l’orizzonte progettuale, proponendosi come terzo capitolo di un’opera in fieri, che si compone di altrettanti ritratti di donne appartenenti a un medesimo territorio (quello di Torre Annunziata), che si situa sul confine tra Realtà e Finzione e tra Persona e Personaggio, e che si caratterizza per una narrazione a gemmazione, il cui sviluppo cioè si origina dal lavoro precedente e contiene la scaturigine di quello successivo. Proprio come accadeva nel precedente Californie infatti, sorta di spin off del primo capitolo Butterfly, anche la protagonista di Vittoria è un personaggio minore del lungometraggio precedente, essendo la proprietaria del negozio di parrucchiere per signora che dava il titolo al film del 2022. Una narrazione che insomma si autoalimenta, guardando al modello de Le mille e una notte, per affiancarsi alle sue moderne declinazioni in chiave cinematografica — da Pasolini a Miguel Gomes a Jonas Carpignano. Di questo spostamento di focalizzazione che si dà come traliccio narrativo del film è protagonista Jasmine, quarantenne madre di tre figli maschi la quale inizia a sentire il desiderio di averne anche una femmina e cerca di convincere il marito ad adottarne una, lottando con la burocrazia e spingendosi fino in Bielorussia per averla. Un itinerario narrativo classico, laddove il desiderio e l’autodeterminazione della protagonista rappresentano il motore dell’azione, la cui forza sta nelle scelte espressive di Cassigoli e Kaufman, che anche in qui partono dalla realtà — la vicenda riproduce infatti quanto accaduto nel 2016 agli stessi protagonisti — ma per rimetterla in scena. Giocando sullo slittamento tra le Persone e i personaggi e costruendo, attraverso un’operazione di reenacting, una sorta di neorealismo 2.0 nel quale ogni confine sembra evaporare. Tuttavia l’aspetto progettuale del film, assai più che nei due precedenti lavori, ha il suo maggior pregio nel trovare rispecchiamento nel proprio corrispettivo emozionale, con un finale capace di arrivare direttamente al cuore.
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