Strana figura quella di William Powell, autore nel 1970, a soli 19 anni, del contestatissimo The Anarchist Cookbook, il manuale fai da te per fabbricarsi bombe e altre armi che ha aiutato molti assassini e attentatori, e nel video timido e esitante insegnante di scuole internazionali che si occupa dei ragazzi con difficoltà di apprendimento. Non sembrano neppure sovrapponibili le immagini del rivoluzionario bombarolo e quello dell’educatore filantropo. E sembra stupirsene non solo lo spettatore ma persino il protagonista stessa, che sembra aver tentato di rimuovere a lungo gli effetti del suo libro.
Nel film il regista lo incalza, gli chiede conto della sua responsabilità e Powell esita, dà risposte approssimative e contraddittorie. Il film è utile a capire come il tempo e la storia cambiano gli individui e le società, ma anche per comprendere il rapporto, non sempre scontato, tra un’opera, il suo autore e i suoi lettori. La responsabilità morale della scrittura è il tema che emerge costantemente, che pare decisivo in anni difficili come quelli che stiamo vivendo. Ma l’efficacia della pellicola sta anche nella fragilità troppo umana del protagonista, che non si sa se deridere, compatire o persino ammirare.