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FELA – IL MIO DIO VIVENTE (Daniele Vicari)
Il senso testimoniale e politico dell'utopia

Nei primi anni ’80 il giovane regista romano Michele Avantario incontra il grande musicista e rivoluzionario nigeriano Fela Kuti. Da quel momento la sua vita è dedicata alla realizzazione di un film interpretato dallo stesso Fela. Un film che tuttavia non realizzerà mai.

È un lavoro che giudicare stratificato è limitante quello che Daniele Vicari ha dedicato al viaggio fisico, politico e spirituale di Avantario nell’universo complesso ed epico del nigeriano Fela Kuti: musicista, militante, uomo politico e leader spirituale, fondatore dell’Afro-beat e tra i principali fautori della rivoluzione identitaria pan-africana contro ogni forma di colonialismo. Perché Fela – Il mio dio vivente (tra i documentari candidati agli imminenti David di Donatello) è una riflessione che penetra il senso profondo del fare e “non” fare il cinema, laddove il gesto della cine-testimonianza si traduce in gesto politico assoluto. Quando Michele Avantario, scomparso prematuramente nel 2003, incontrò l’universo di Fela Kuti era già pervaso dall’epocale passaggio tra il mondo della meccanica delle valvole a quello della nascente elettronica. “Io e la tv siamo la stessa cosa” si trovò a enunciare come riletto per il film di Vicari da un intenso Claudio Sanatoria, voce narrante di tutto il testo. Di fatto si trattava non solo di una trasformazione tecnologica bensì di una “rottura” fra due paradigmi, due visioni di mondo, due sistemi di segni atti a trasformare il senso del vedere, conoscere, comunicare. In tale “scoperta dell’immagine elettronica” Avantario seppe intravedere suo malgrado la rete del futuro, scevra da ogni separazione. Non a caso si specializzò in videoclip, in videoarte, nel modernismo radicale rintracciato in coloro che il cinema lo fondarono. Ed è forse anche per la caduta delle barriere, esaltata dalla frequentazione per 15 anni di Fela che alla fine gli permise di fare il film su di lui dopo che Michele l’aveva inseguito ovunque, che tale film non lo fece mai.  Ma quanto Fela “agì” sulla coscienza intima e politica di Michele – aperto per natura a riformulare le proprie visioni – è saldamente raccontato da Vicari nel suo documentario, un film testimoniale che si colloca fuori dall’antropologia e dentro alla soggettività in una resistenza anti-colonialistica che supera il gesto politico per entrare in quello visceralmente necessario all’identità umana. Del singolo, di un continente. La famosa meta-storia nella Storia con tutte le sue utopie. Fela – il mio dio vivente è quindi un testo filmico in costante rivelazione del non-rivelato perché riguarda il sublime, il trasfigurato, probabilmente l’eternità.

FELA – IL MIO DIO VIVENTE

sceneggiaura e regia: Daniele Vicari

Italia, 2023

Durata: 90

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.