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ANNA (Charles-Olivier Michaud)
Una fotoreporter e il suo destino, fra ricerca di giustizia e verità.

anna

“Chi sono io? Sono Anna M. e io sono te”. Fotoreporter d’inchiesta amante del rischio, oggettiva nel “racconto dei fatti” fino all’annullamento di sé, la francese Anna è sottoposta a una prova fatale per la propria vita e professionalità. Mentre infatti si trova in Tailandia per indagare sui traffici ed abusi sessuali di alcune gang criminali, diviene lei stessa soggetto di una violenza con tutte le conseguenze del caso.

Il nuovo film del canadese Michaud sembra ispirato a una storia realmente accaduta e probabilmente è così, benché nessuna dichiarazione in merito venga esplicitata. Al centro è inequivocabilmente la donna omonima al titolo, interpretata da un’altra Anna, la Mouglalis, e sorge il dubbio la scelta non sia casuale. Ma al di là di supposizioni paratestuali di poco conto, ciò che resta è un’opera finalizzata alla denuncia socio-politica che tenta disperatamente di andare altrove, ovvero nelle dinamiche drammaturgiche e narrative di un intreccio “personalizzato” in cui partenza e chiusura del cerchio coincidono col mondo interiore di Anna, onnipresente. Nulla di male, ci mancherebbe, il problema è che Michaud sembra esaurire le proprie ambizioni registiche nell’ossessiva presentificazione della Mouglalis, quasi per mostrare al mondo quanto sia (certamente) bella e (meno certamente) talentuosa. La donna si dimena, soffre, si tormenta dentro e fuori e poi trova nella vendetta una giustizia propria e dedicata al prossimo. Film prodotto nel 2015 e quindi tenuto nel cassetto per un triennio, ha trovato la sua urgenza nel tema caldo d’attualità sulla violenza al femminile, altrimenti non l’avremmo probabilmente mai visto. Il che – al di là delle sacrosante gravità ed emergenza tematiche – non sarebbe stato poi così grave.

ANNA
Regia: Charles-Olivier Michaud
Con Anna Mouglalis
Canada, 2015
Durata: 109′

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.